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Il mutualismo all’americana? Impossibile, ma stimolante

Obama e la sanità

di Redazione

«Che Obama abbia portato a casa in un anno la riforma sanitaria è un grandissimo risultato», premette Pierluigi Stefanini, presidente di Unipol Gruppo finanziario. «L’altro dato importante», aggiunge, «è il tentativo di far leva sulla convergenza tra intervento pubblico, privato e privato-sociale, cioè il mondo delle mutue e delle cooperative, intercettando le mutazioni intervenute nella struttura sociale americana».
Un obiettivo con tantissimi zeri (la spesa prevista è di circa 871 miliardi di dollari in dieci anni) che Obama intende raggiungere incidendo sui costi, realizzando risparmi di sistema (ad esempio tramite l’informatizzazione dei dati sanitari). «Il problema del rapporto tra qualità e servizi, ce lo siamo posti anche noi», precisa Lorenzo Bifone, presidente della compagnia Unisalute, specializzata nel mercato delle polizze sanitarie e dell’assistenza. «La nostra risposta è stata quella di proporre a clienti e medici una maggiore collaborazione: ai primi chiediamo di usare le strutture selezionate, ai secondi di contenere le parcelle, anche in virtù del numero di pazienti che possiamo garantire».
In una parola, richiedendo un po’ di responsabilità individuale in più. «C’è mutualismo e mutualismo. Un conto è il modello alla francese, in cui la federazione delle mutue ha un ruolo istituzionale; un conto è il mutualismo diffuso all’americana proposto nella Riforma», avverte il presidente di Unisalute, «è impensabile trasferire questo secondo modello in Italia, ma certo alcuni aspetti potrebbero essere adattati alla nostra cultura». Da noi il mercato della sanità integrativa è tutto sommato molto giovane (sono circa 8 milioni le persone che hanno una qualche forma di copertura integrativa e il ritmo di crescita annuo si attesta sul 10%) ma sconta alcuni “vizi” originari. «Il fatto di essere nato per evitare la burocrazia e le debolezze qualitative del sistema sanitario, ha fatto sì che l’offerta fosse duplicativa rispetto a quella del Ssn. Superare questa logica sarebbe un passo avanti anche per l’efficienza del sistema, ma questo richiede una maggiore specializzazione degli operatori. Dagli Stati Uniti», conclude Bifone, «l’Italia potrebbe importare una maggior trasparenza delle garanzie e delle polizze oltre che una più spiccata attitudine a dare più informazioni al cliente».