Welfare

I volontari in carcere? Unico contatto umano e civile

di Redazione

Il volontariato ultimo baluardo
Oggi si caccia in carcere tutto quello che dà fastidio, e il volontariato per tanti è diventato una sorta di ultimo baluardo a cui aggrapparsi per non perdersi nella solitudine di galere sempre meno umane. Filippo, tossicodipendente detenuto, così racconta i volontari: «Per me i volontari sono stati l’unico contatto civile con il mondo libero. Mi hanno ascoltato nei momenti più duri, in cui mi sentivo abbandonato da tutti, hanno chiamato i miei famigliari (quando li avevo!), se ne avevo bisogno. Quando venivo arrestato e portato in carcere solo con i vestiti che indossavo, mi hanno aiutato ad avere biancheria di ricambio, qualche capo pesante per l’inverno o anche solo una saponetta per l’igiene personale».
Immigrati detenuti: che futuro?
Ecco cos’è l’esistenza di un immigrato detenuto, raccontata da un albanese recluso a Padova, Elton Kalica: «Se non si può chiamare vita una condizione in cui tutto ti è proibito – non si possono vedere i genitori e non si può fare una camminata se ti prende un crampo al polpaccio, non si può mangiare quando hai fame, non si può fare la doccia quando se ne ha bisogno – mi domando come si può chiamare un’esistenza come la mia in cui, oltre alle migliaia di interdizioni, mi sono imposto anche il divieto di fare progetti. Quando a 20 anni ti trovi condannato a una pena lunga, vedi sollevarsi intorno lentamente un muro ancora più alto di quello che circonda il carcere. Quello che ho visto io sin dall’inizio della carcerazione è stato un muro alto 17 anni di galera».

Ordinarie tragedie del carcere e della giustizia
Abdollahie Parviz, 46 anni, iraniano, è arrivato a Brindisi il 6 dicembre, nascosto nel bagagliaio di un’auto, con la moglie e i tre figli minorenni. Scoperti dalla polizia, la moglie e i figli sono stati portati in un centro di “accoglienza”, mentre l’uomo è stato arrestato con l’accusa di «favoreggiamento di immigrazione clandestina» (aver condotto con sé la famiglia, senza visti di ingresso in Italia). In carcere l’uomo ha cercato di impiccarsi. Ecco un dramma che riguarda la giustizia: hanno messo in carcere un uomo con la “colpa” di aver tentato di portare in Italia la sua famiglia, alla ricerca di una esistenza migliore.

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