Mondo

L’emergenza raccontata dalle ong

Parlano i responsabili di Fondazione Rava, Avsi e Save the Children

di Redazione

Acqua, elettricità, infrastrutture da costruire. Emergenze che il quotidiano Le Monde ha messo in cima alle priorità del paese devastato dal terremoto. Ma quali sono invece le emergenze a breve termine dei protagonisti del terzo settore italiano che operano a Haiti?  
Per la Fondazione Francesca Rava Onlus, che è presente sul territorio da 20 anni, la priorità assoluta è far in modo che i feriti vengano curati.  «Per  quanto riguarda la nostra realtà» ha detto a Vita Emma Baiardi dell’uffico comunicazione, «è prioritario dare assistenza  ai bambini che avevamo già in cura e a tutte le persone ferite che  arrivano alle porte del nostro ospedale. Poichè la struttura è stata danneggiata, i bambini si trovano attualmente nel cortile dell’ospedale. Alcuni di loro non ce l’hanno fatta. La seconda grande priorità è quella di salvare il nostro personale, i nostri volontari. Sono circa 630 le persone che lavorano per la Fondazione Rava ad Haiti. Il personale  italiano è salvo. Ci sono persone che mancano all’appello e sono persone che fanno parte del personale locale»
 Il capitale umano è la priorità anche dell’Avsi. «Dobbiamo ritrovare tutto lo staff locale con cui abbiamo sempre lavorato. Per ora manca all’appello il 30% » ha detto  Maria Teresa Gatti, responsabile progetti Avsi. «Stiamo anche cercando tutti i bambini che sosteniamo tramite il sostegno a distanza, comprese le loro famiglie e le persone coinvolte nelle attività di lavoro che svolgono con le famiglie. Direi che sono circa un paio di migliaia. Del nostro staff una decina non risponde all’appello.  Stiamo anche pensando di intervenire a sostegno di circa 2000 famiglie appartenenti alle fasce vulnerabili dando loro beni di prima necessità. Le nostre strutture sono rimaste in piedi. Vorremmo ospitare lì le persone che sono rimaste senza abitazione».
«Save The Children rimane fedele alla propria mission», ci ha detto il direttore generale Valerio Neri. «Non ci occupiamo nè di acqua nè di elettricità. Vogliamo creare quanto prima dei Child Freindly Spaces, ovvero delle zone per bambini, come tende o spazi sicuri dove accogliere i bambini. Ospiteremo tre categorie : i bambini colpiti, ovvero  quelli feriti e traumatizzati che hanno perso i genitori; poi ci sono i bambini dispersi, ovvero quelli che sono alla ricerca dei genitori e  che non sanno se sono ancora vivi; e i bambini le cui famiglie non hanno la possibilità di occuparsi di loro». Proprio come  Save the Chidlren ha fatto in Abruzzo. « Ad Haiti stiamo facendo le stesse cose che abbiamo fatto all’Aquila» sottolinea Neri.  «Lì abbiamo organizzato 5 child freindly spaces e abbiamo fatto le stesse cose che ora cerchiamo di fare ad Haiti. Cambia solo la lingua. Le emergenze sono sempre maggiori. Le affrontiamo con gli stessi standard».

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