Andare oltre la Csr. Questa la prospettiva del progetto Borsa sociale partorito dai partner e amministratori di Avanzi, Davide Dal Maso e Davide Zanoni. «L’idea parte dalla constatazione che la responsabilità sociale non sia abbastanza per arrivare a quell’ibrido tra profit e non profit che è l’impresa sociale», spiega Davide Zanoni. Secondo Avanzi, per realizzare veramente una realtà imprenditoriale che prenda il buono della società commerciale in termini di funzionalità e il buono dell’impresa sociale in termini di finalità c’è bisogno di due passi fondamentali: certezza nella valutazione dell’impatto sociale e superamento dell’investimento etico. «Per sperare concretamente di approdare a questo cambiamento c’è bisogno di un terreno fertile, un incubatore da cui partire. Questo sarà Borsa sociale» sottolinea Zanoni. Lo studio di fattibilità, che viene presentato il 27 gennaio a Firenze e il 28 a Milano in un convegno promosso da Regione Lombardia, è finanziato dalla Regione Toscana e da Banca Etica con 50mila euro.
Non è la prima esperienza nel mondo. Già esistono la sudafricana South African Social Investment Exchange e la brasiliana Brasil’s Social Stock Exchange. Ma Zanoni sottolinea la differenza di fondo: «L’oggetto delle quotazioni non è il medesimo. Qui da noi non si farà una Borsa di progetti ma un vero mercato di quote». Una piazza economica per imprese a finalità sociale. Quelle imprese esercitate sia in forma di società di capitali sia di cooperativa, che perseguono allo stesso tempo obiettivi di generazione di valore sociale che di valore economico offrendo un dividendo misto, risultante di componenti economiche (profitto calmierato), sociali e ambientali.
Se è vero che a diversi modelli di economia debbano corrispondere diversi mercati finanziari è altrettanto vero però che c’è il rischio concreto di creare un ghetto. Zanoni però si dice ottimista ed esclude questa eventualità: «Creiamo un nuovo mercato e un certo rischio esiste. Con bassi costi d’accesso e ferrei criteri di selezione, siamo convinti di aprire una nuova strada per il futuro». Non si tratta di diversi mercati alternativi tra loro, bensì complementari: l’obiettivo non è quello di sostituirsi alle tradizionali borse di scambio, ma di offrire un’opportunità di scelta in più, sia alle imprese sia agli investitori.
La struttura sarà costituita da due entità. Una, la Pro Borsa sociale spa, si occuperà di creare consenso, mentre la gestione sarà di una società: «Stiamo contattando Borsa italiana per capire se potranno essere loro il secondo attore». Ma un progetto così ambizioso oggi in Italia non è prematuro? Zanoni non ha dubbi: «Qualunque innovazione in questo Paese è certamente prematura soprattutto perché la normativa è perennemente in ritardo. Ma qualcuno deve cominciare».
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