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Franco Loi. Poesia è lasciarsi scrivere

di Redazione

Franco Loi, uno dei maggiori poeti italiani di oggi, compie 80 anni. E per festeggiare ha pubblicato un’autobiografia, che non ha nulla di retorico né di autocelebrativo. È piuttosto un inno alla propria vocazione: quella di poeta. Già il titolo è emozionante ed evocativo: Da bambino, il cielo (Garzanti; il libro esce con un dvd che presenta una conversazione con Loi). Queste righe sono tratte da quel libro.

La vera poesia non nasce mai da un progetto. Ricordi cosa dissi a proposito di Dostoevskij: «I miei romanzi non nascono mai da un’idea»? Tantomeno c’è un qualsiasi progetto di poesia.
Semmai c’è tutto il lavoro di una vita che preme in te per darsi una forma, è come se la tua esperienza volesse riemergere per sopravvivere. Sicuramente in poesia preme un impulso all’eternità.
Ci sono momenti in cui vieni travolto da un’insolita energia e da una voglia prepotente di raccontare, di dire tutto, di te, di quanto hai vissuto, di quanto hai compreso nella vita e di tutto ciò che non sai e non hai mai capito veramente. Sono momenti irripetibili. Sembra che qualcuno abbia progettato per te, e tu stesso sia un progetto.
Anche la competizione è libera da ogni tua progettazione. Tu credi di voler scrivere in un certo modo, secondo criteri scolastici o per aderenza a temi e contenuti. Invece scrivi, e basta. La forma è inerente al tuo “stato”, in quel momento della tua esperienza, e forse è del tutto libera anche da questo contingenza.
Scrivi e ti lasci scrivere, dici e ti lasci dire.

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