Welfare

La moltiplicazione miracolosa dei posti branda

di Redazione

La moltiplicazione dei posti branda
«Il Corpo di Polizia penitenziaria è stanco di essere oggetto di sospetti ed illazioni per ogni morte che il carcere genera in forma oramai endemica, visto che con organici fermi al 1992, quando i detenuti erano metà degli attuali, non si è più in grado di prevenire alcunché»: sono durissime le dichiarazioni di Leo Beneduci, segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma Polizia penitenziaria, nei confronti dell’amministrazione. Certo una maggior trasparenza sulla vita e sulle morti in carcere converrebbe a tutti, anche alla Polizia penitenziaria, stressata dalle condizioni inumane in cui è costretta a lavorare ed esasperata dal fatto che l’unica risposta del ministero pare essere quella di dilatare i numeri dei posti disponibili, una specie di moltiplicazione miracolosa delle brande.

Si sentiva senza prospettive
«Si sentiva senza prospettive»: sono queste le parole usate dalle agenzie di stampa che hanno raccontato un suicidio avvenuto non in carcere, ma che purtroppo col carcere ha a che fare. È successo a Cagliari, a uccidersi appendendosi a un cartello stradale è stato un ragazzo di 23 anni, uscito due giorni prima dalla galera, senza un lavoro, probabilmente senza un’idea di come tirarsi fuori da un passato di furti. Non sappiamo se quel ragazzo poteva iniziare un percorso diverso, sappiamo però che l’uscita dal carcere deve sempre avvenire in modo graduale, con una misura alternativa.

A Torino, una idea curiosa di integrazione
Per ora il direttore del carcere di Torino e l’assessore all’Istruzione del Comune, Beppe Borgogno, hanno firmato una nuova convenzione per garantire assistenza e posti nelle strutture comunali ai figli di mamme detenute, ma l’assessore va oltre, con una proposta che coinvolgerebbe anche i bambini delle detenute: «L’idea di una struttura interna all’istituto, che possa accogliere figli del personale in servizio e dei residenti della zona, ma aggiungerei anche delle detenute, va perseguita in un’ottica di integrazione e di maggiore disponibilità di offerta. Sarebbe una bella esperienza pilota».

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