Welfare

Maratoneta, due volte a New York: «Sono fortunato, vi spiego perché»

di Redazione

La cosa che ripete più spesso è quanto lui sia «fortunato». Fortunato che la sclerosi multipla gli sia stata diagnosticata quando aveva appena vent’anni; fortunato perché lui non aveva alcun sintomo, le placche le hanno scoperte per caso, con una risonanza magnetica fatta dopo un incidente stradale; fortunato perché a otto anni dalla diagnosi lui ha una vita normalissima e la malattia è praticamente “addormentata”. Tanto che, dal 2006 ad oggi, Alessio Guerri ha fatto due maratone di New York, corso per due giorni interi, per fare i 270 chilometri che separano Jesi da Roma e ora si sta allenando per un’impresa da guinnes: Jesi-Mediugorje, la bellezza di 987 chilometri (l’idea è di Antonello Venditti, anche se poi Alessio alla mamma ha detto che sono solo 750). Roba da far sospettare che la sclerosi multipla forse non ce l’abbia: «Sì, c’è stato chi me lo ha rinfacciato, il fatto è che se la malattia la aggredisci subito oggi le terapie sono davvero efficaci».
La sua giornata comincia alle 4.40, con il primo allenamento. Poi il lavoro, come corriere espresso, lo stesso di prima della diagnosi, la fisioterapia e un secondo allenamento serale. Niente più disco o vita notturna: «I primi anni dopo la diagnosi mi ci ero buttato a capofitto, per non pensare alla malattia. Bevevo per passare il tempo, gli amici mi trattavano con compatimento, oggi esiste solo lo sport». A seguirlo, gratuitamente, il centro Myolab di Jesi, più alcuni sponsor: «Quando ho capito che c’era un interesse mediatico, ho pensato che potevo correre per aiutare gli altri. Lancio un appello: se ci fosse uno sponsor economico interessato alla Jesi-Mediugorje, andrà tutto devoluto ad Aism». Il vero coraggio per Alessio però non sta nel correre mille chilometri («lì posso sempre fermarmi, non sono uno di quelli con la smania del risultato») ma nel lavorare e nell’essere andato a vivere da solo, due anni fa. Il voto che dà alla sua qualità della vita? «5» Ma come? «Beh, cinque perché io faccio la vita di due persone, quella normale e quella dello sportivo, e ovviamente non riesco a fare tutto al meglio. Però vuol dire che il 5 lo devi moltiplicare per due, e allora viene 10».

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