Il giro del mondo, alla faccia di chi immagina che la sclerosi multipla sia una condanna all’immobilità. E pure da sola, proprio per sottolineare come la malattia non tolga autonomia, indipendenza, libertà. Analia Pierini, nella vita di tutti i giorni, fa l’assistente all’Unicredit di Milano. A ottobre si è presa cinquanta giorni di ferie, ha trovato uno sponsor (la Bayer, che produce uno dei farmaci che prende e l’ha finanziata con 10mila euro) ed è partita per il viaggio che sognava da una vita: Mosca, Bangkok, Pechino, Tokyo, Sidney, Aukland, isole Fiji, Los Angeles e New York. Unici compagni di viaggio, il trolley con un minifrigorifero, dove portare le medicine, la telecamera e la macchina fotografica. Tutti gli altri amici li ha incontrati tappa dopo tappa: «È stata la cosa più bella, sedersi a chiacchierare con gente mai vista prima e avere la fortuna di incontrare sempre persone straordinarie», dice. Nei dieci Paesi che ha visitato, Analia ha incontrato altri malati di sclerosi multipla e altre associazioni di pazienti.
C’è molto di sfida, in questo giro del mondo: «Quando mi hanno diagnosticato la malattia, 13 anni fa, ho pensato che avevo chiuso per sempre con i miei sogni e la mia libertà. Ho voluto dimostrare innanzitutto a me stessa che non è così». Il viaggio dei suoi sogni, in realtà, sarebbe durato tre mesi, «ma devi fare i conti con i tuoi limiti: ho rinunciato ad alcune tappe». Fare i conti con i propri limiti è qualcosa che Analia ha imparato a fare innanzitutto nella vita di tutti i giorni, a cominciare dalla stanchezza e dalla necessità di avere un bagno sempre a portata di mano: «Ma al di là di questo non rinuncio a niente, il segreto per me è “trattarmi bene”. Leggo molto, mi circondo di belle cose, odio cucinare ma mangio quello che mi piace? Il tutto con uno stipendio normale, non serve essere dei nababbi». La qualità della vita, per Analia, si misura così: nel godersi le piccole cose. «Amici? Certo, ma ho imparato ad essere innanzitutto amica di me stessa».
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