Di «modello organizzativo obsoleto», parla senza mezzi termini Stefano Zamagni, cittadino della regione governata da Vasco Errani, economista e presidente dell’Agenzia per le onlus. Un modello «centralistico, che non mette in pratica la sussidiarietà circolare né va verso le partnership sociali».
Vita: Quanto alle politiche ad esempio sulla famiglia?
Stefano Zamagni: I servizi ci sono e dunque il voto è sufficiente. Ma in questa Regione, che pure è amministrata da brave persone, si sconta una certa mancanza di coraggio e una visione ideologica. Bisognerebbe fare un confronto serio, magari coinvolgendo la società civile, su cosa si debba intendere per famiglia. Se è quella fondata sul matrimonio, come dice la Costituzione, oppure se, come afferma una parte della società civile, vanno considerate anche le unioni civili. Più in generale mi pare sia necessario elaborare delle mappe cognitive, che ora mancano. Sarebbe veramente opportuno fare un dibattito di alto livello.
Vita: E sulle strategie?
Zamagni: Manca un vero dibattito su quale direzione l’Emilia Romagna debba prendere. Se andare verso un modello arcipelago, in cui si pensa ai vari territori come a isole collegate ma ciascuna delle quali ha la sua identità. Oppure se orientarsi, e io lo preferirei, verso un modello comunità civile, in cui le diverse identità e posizioni si confrontino sulla base della democrazia deliberativa. I partiti mi sembrano propendere per la soluzione arcipelago che sul brevissimo può dare risultati, ad esempio elettorali. Ma io chiedo: puoi anche vincere le elezioni, ma se poi non riesci a governare?
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