S ono stati presentati a Milano i risultati e le prospettive della Rete oncologica lombarda, ovvero la messa in rete delle professionalità e delle risorse regionali impegnate nella lotta contro i tumori.
La Lombardia ha sempre registrato livelli di rischio oncologico elevati. Tuttavia, le differenze tra Lombardia e Italia si sono ridotte negli anni e si stima che sia il rischio di ammalarsi (in aumento), che di morire (in diminuzione) andrà allineandosi a quello delle altre regioni del Nord. Nel 2005 i deceduti per tumore in regione sono stati 22.500, mentre secondo le previsioni, nel 2010 saranno circa 370mila i malati di cancro. L’oncologia lombarda è anche punto di riferimento in Italia: nel 2007 oltre 23mila soggetti con una diagnosi di tumore sono venuti a farsi ricoverare in Lombardia da fuori regione.
I principi costitutivi della Rete oncologica lombarda (Rol) sono due: porre la persona malata al centro del sistema e far crescere i servizi in un’ottica di sussidiarietà che veda le strutture mobilitate per rispondere ai bisogni del paziente. «Vogliamo garantire a tutti la qualità delle cure attraverso la condivisione di protocolli diagnostico-terapeutici», dice Carlo Lucchina , direttore generale dell’assessorato alla Sanità della Regione. «Per questo, favoriremo la sinergia tra ricerca e assistenza, con il coinvolgimento delle associazioni di volontariato».
La Rol è organizzata in 22 Dipartimenti interaziendali oncologici provinciali (Dipo), che mettono in rete tutte le strutture, pubbliche e private (alcune centinaia) che a vario titolo – diagnostica, medicina, chirurgia, radioterapia, hospice – offrono servizi nell’ambito delle patologie tumorali. Grazie a uno stanziamento di 1,5 milioni di euro (600mila dalla Regione e 900mila dalla Fondazione Cariplo) entro due anni verrà completato il progetto di raccolta dei tessuti oncologici del colon-retto, primo tassello del progetto Biobanca.
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