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l’esercito? non è un tabù. a patto che…

Ong e cooperazione militare: nemici o alleati? La posizione (pragmatica) del Cesvi

di Redazione

«In Kosovo abbiamo lavorato con la Nato, in Afghanistan ci teniamo lontani dai nostri soldati. Ma solo perché non è utile ai destinatari degli aiuti» « P rosegue l’impegno dell’Italia per la ricostruzione dell’Afghanistan. Per la prima volta, il Cimic – Cooperazione civile e militare e una ong hanno lavorato insieme, alla ristrutturazione dell’ospedale pediatrico di Herat». Così una notizia di agenzia. La ong in questione è il Cesvi, in Afghanistan dal 2001. Ma il presidente, Giangi Milesi, dà un’altra versione dei fatti.
Vita: Non è vero che siete la prima ong ad aver lavorato con i militari italiani in Afghanistan?
Milesi: No. In Afghanistan abbiamo fatto una scelta precisa: non lavoriamo insieme ai militari per ragioni di sicurezza.
Vita: E l’ospedale di Herat?
Milesi: La cooperazione italiana, e quindi il ministero degli Esteri, ci ha chiesto di intervenire fornendo arredi per il reparto di radiologia e i laboratori dell’ospedale. La struttura era stata costruita in precedenza dal Cimic, cioè dai militari. Ma non c’è stato nessun progetto realizzato insieme, nessun tipo di collaborazione. I due interventi sono avvenuti in tempi diversi e in autonomia.
Vita: Cooperazione civile e militare. Che ne pensate?
Milesi: Non abbiamo una posizione a priori. Nei Balcani abbiamo collaborato con gli eserciti Nato perché lo ritenevamo utile, in Afghanistan no. Non siamo chiusi alla collaborazione con i militari, valutiamo di volta in volta se i nostri obiettivi sono compatibili con i loro. Secondo due criteri: i beneficiari e la sicurezza. Se la collaborazione è utile per soddisfare i bisogni dei beneficiari, va bene. Lo stesso per la sicurezza: se essere assimilati a loro ci danneggia, evitiamo.
Vita: Alla fine il governo ha parzialmente ripristinato lo stanziamento per la cooperazione civile. Un buon segnale?
Milesi: Il problema non è il decreto, ma un atteggiamento univoco di tagli che riguarda tutta la cooperazione italiana. Una scelta miope. Se nel sistema-Italia, come viene chiamato, c’è bisogno di eserciti per la sicurezza, c’è anche bisogno di ong che facciano cooperazione.

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