Il grande flop
Le reazioni del mondo ambientalista agli esiti del summit sul clima. Vota il sondaggio di vita.it
di Redazione
Alle 15:28 di sabato 19 dicembre, con 21 ore e 38 minuti di ritardo, si è chiuso il vertice sul clima di Copenhagen. Con un accordo (scaricabile cliccando qui a lato) quasi unanimente giudicato al ribasso. Vediamo cosa prevede in sintesi e le reazioni del mondo ambientalista italiano.
L’ACCORDO
Gl unici numeri espliciti riguardano gli aiuti economici ai paesi poveri, per lo sviluppo delle “tecnologie verdi”: 30 miliardi di dollari entro il 2012 – rispetto ai 10 miliardi della prima bozza –, che diventeranno 100 entro il 2020 e a cui gli Usa contribuiranno con 3,6 miliardi. In tre pagine di documento è fissato anche in 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali il limite entro cui contenere il riscaldamento del pianeta entro il 2020, con possibilità di revisione a 1,5 gradi nel 2016. Ma l’intesa non contiene cifre per i tagli alle riduzioni di gas serra per le scadenze fissare al 2020 e 2050. A vincere è stata la Cina, che aveva rifiutato il target di emissioni globali al 2050 del 50% per tutti i paesi. L’Ue accetta, anche se in modo timido, e il presidente francese, Nicolas Sarkozy esprime “delusione” per il mancato riferimento al taglio delle emissioni globali e annuncia una nuova Conferenza a Bonn entro 6 mesi.
WWF
il WWF osserva che la capacità dei Paesi di abbandonare gli egoismi e agire insieme è di gran lunga troppo debole per affrontare i pericoli del cambiamento climatico e questo espone il Pianeta a rischi immensi: bisogna reagire. “Copenaghen è stato sull’orlo del fallimento a causa di una sfavorevole combinazione tra scarsa leadership, interessi nazionali e di potentissime lobby e basso livello di ambizione – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che ha seguito i negoziati a Copenaghen – Impegni a parole, ma solo parzialmente sentiti, per proteggere il nostro Pianeta da un pericolosissimo cambiamento climatico, non sono sufficienti per affrontare una crisi che richiede modi completamente nuovi di collaborazione tra Paesi ricchi e Paesi poveri.”
I politici in tutto il mondo – in teoria – sembrano essere d’accordo che il riscaldamento globale deve rimanere al di sotto dei 2°C, limite cruciale per evitare gli impatti più disastrosi del cambiamento climatico. Ma in pratica gli impegni che i politici hanno messo sul tavolo portano a un aumento delle temperature di 3° C se non di più, secondo le stime del WWF.
“Nella distanza che c’è tra la retorica e la realtà dell’azione contro il cambiamento climatico, si trovano milioni di vite, centinaia di miliardi di dollari e un gran numero di opportunità perse – ha aggiunto Mariagrazia Midulla.
L’attenzione ora si sposterà sulle prossime fasi dei negoziati, che devono rilanciare la realizzazione dell’ accordo, ma anche, su un versante positivo, sulla moltitudine di iniziative messe in campo da Paesi, città, imprese e comunità che stanno iniziando dalla base a costruire economie a basso contenuto di carbonio.
GREENPEACE
Greenpeace “condanna fermamente l’arroganza dei Paesi piu’ potenti al mondo che hanno presentato al summit un accordo ‘prendere o lasciare’. Nessun accordo serio e’ stato raggiunto a Copenhagen. Quello che i leader in viaggio verso l’aeroporto hanno lasciato alle loro spalle e’ caos e confusione”.
”Il mondo – rileva il direttore esecutivo di Greenpeace International, Kumi Naidoo – affronta una tragica crisi di leadership. Invece di unirsi per garantire il futuro di centinaia di milioni di persone nel mondo, raggiungendo un accordo storico per evitare il caos climatico, i Paesi piu’ potenti hanno tradito le future generazioni. Rimediare sara’ ora molto piu’ difficile”.
Alcuni sostengono che ”l’accordo di Copenhagen” sia un passo avanti. Non e’ cosi’. Di fatto non e’ stato adottato formalmente dalla Conferenza delle Parti (Cop), e non contiene misure severe per riduzioni delle emissioni nei Paesi industrializzati. L’accordo rappresenta una concessione alle industrie inquinanti, in particolare il settore dei combustibili fossili, che ha speso molto per minare i negoziati e avra’ adesso la possibilita’ di continuare a inquinare. Esistono tuttavia alcuni punti da salvare, come la decisione di creare un ‘Meccanismo finanziario per il Clima’ e l’accordo di fornire finanziamenti fino a 100 miliardi di dollari l’anno per combattere i cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo. Questi hanno deciso di prendere iniziative volontarie per ridurre le proprie emissioni di gas serra e migliorarle ulteriormente nel caso verra’ fornito supporto finanziario”.
LEGAMBIENTE
E’ stata persa un’occasione storica”. Così Edoardo Zanchini, responsabile energia e clima di Legambiente. “L’accordo raggiunto non risponde alla crisi climatica che aveva spinto 115 capi di Stato e di Governo a venire a Copenaghen sotto la pressione di una grande mobilitazione di cittadini di tutto il mondo. Non si è arrivati a impegni vincolanti in materia di riduzione delle emissioni di gas serra, di controllo e verifica di tali riduzioni e a scadenze precise per la sottoscrizione di un trattato internazionale. Purtroppo i leader politici non sono stati all’altezza della sfida, nonostante due anni di trattative, lanciate a Bali a dicembre 2007, e benché negli ultimi giorni fossero stati fatti passi avanti in materia di sostegno finanziario agli interventi di mitigazione e adattamento nei Paesi poveri, sia nel breve che nel medio periodo “.
“La crisi climatica sta accelerando, come è emerso dagli ultimi dati presentati nella Conferenza dal Panel scientifico delle Nazioni Unite (IPCC) – ha aggiunto Zanchini -. Sarebbe catastrofico aprire una ennesima fase di riflessione e ripensamento, è necessaria una forte reazione che conduca a un accordo vincolante nella conferenza di Bonn, proposta da Merkel e Sarkozy entro giugno prossimo.
Ma la Conferenza di Copenaghen è stata anche un appuntamento di grande mobilitazione della società civile, con decine di migliaia di persone accreditate, centinaia di organizzazioni ambientali e sociali da ogni parte del Mondo, a dimostrazione della preoccupazione dei cittadini del mondo per le conseguenze del riscaldamento del pianeta. Legambiente si impegnerà perché tra i cittadini e tra le imprese cresca la consapevolezza della sfida e affinché il governo italiano svolga finalmente un ruolo di avanguardia e non di ostacolo nei negoziati, come è apparso evidente in questi giorni a Copenaghen”.
Foto marksdk/ Flickr
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