Welfare
Sicurezza sul lavoro: la sentenza Ue contro l’Italia
Il testo della sentenza è stato depositato lo scorso 10 aprile: il nostro Paese non ha acquisito le direttive sulla sicurezza nel modo corretto
Sicurezza sul lavoro: l’Alta Corte europea ha condannato l’Italia. La sentenza è stata emanata lo scorso 10 aprile. La motivazione della condanna è per non aver trasposto correttamente la direttiva del Consiglio 89/655/CEE (e successive modifiche apportate dalla direttiva 95/63/CE) sui requisiti minimi di sicurezza e di salute nell’uso di attrezzature di lavoro.
Quattro, e molto precise, le censure europee: a) il lavoratore deve avere la possibilità di accertarsi dell’assenza di persone nelle zone pericolose, se il suo campo visivo non dovesse essere libero a sufficienza; b) la messa in moto dei macchinari deve avvenire solo a seguito di un’azione volontaria da parte dell’addetto su un organo di comando concepito a tale scopo; c) ogni postazione di lavoro deve essere dotata di un dispositivo che consenta di arrestare tutta l’attrezzatura in funzione dei rischi; d) le protezioni e i sistemi protettivi non devono provocare rischi supplementari, non devono essere elusi né resi inefficaci.
Tutte queste prescrizioni non sono state espresse in modo chiaro nel decreto legislativo 626 del 1994. Per questo l’Italia è stata condannata. Il ricorso contro l’Italia era stato presentato alla Corte dalla Commissione europea. Ecco il passaggio definitivo della sentenza:
“LA CORTE (Sesta Sezione)
dichiara e statuisce:
1) Non adottando le disposizioni legislative e regolamentari necessarie per recepire nell’ordinamento interno taluni requisiti minimi vincolanti della direttiva del Consiglio 30 novembre 1989, 89/655/CEE, relativa ai requisiti minimi di sicurezza e di salute per l’uso di attrezzature di lavoro da parte dei lavoratori durante il lavoro (seconda direttiva particolare ai sensi dell’articolo 16, paragrafo 1 della direttiva 89/391/CEE), come modificata dalla direttiva del Consiglio 5 dicembre 1995, 95/63/CE, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti ai sensi dell’art. 4, n. 1, e dell’allegato I, punti 2.1, sesta frase, 2.2, seconda frase, 2.3, terza e quarta frase, e 2.8, seconda frase, dal secondo al quinto trattino, della detta direttiva.
2) La Repubblica italiana è condannata alle spese.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.