Parità a tutti gli effetti tra uomo e donna. Quindi, tra moglie e marito. È quanto tende a sottolineare il disegno di legge presentato da Tancredi Cimmino dell?Unione democratica di centro e da altri dieci senatori di diverse forze politiche. Il provvedimento, ora all?esame della commissione Giustizia di Palazzo Madama in sede referente, prevede la riforma del codice civile in materia di: divieto temporaneo di nuove nozze, cognome della donna sposata ed esercizio della potestà. In riferimento ai principi della Costituzione, secondo cui è stabilito che uomo e donna hanno pari diritti, le riforme dovrebbero eliminare il divieto imposto alla donna di convolare a nuove nozze se non dopo 300 giorni dallo scioglimento, dall?annullamento o dalla cessazione degli effetti civili del precedente matrimonio (al marito invece è consentito subito), nonché abolire l?obbligatoria aggiunta del cognome del marito al nome della sposa, dando libertà di scelta a entrambi i coniugi. Per quanto riguarda la patria potestà, il testo conferisce indistintamente a moglie e marito il potere decisionale in caso di «incombente pericolo di un grave pregiudizio sui figli», cioè le situazioni che richiedono «coraggio e prontezza di spirito» su cui, attualmente, può decidere solo il padre.
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