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Famiglia & Minori

La svolta nella vita di Oriella Dorella, adozioni in duplice copia

Nove anni fa la ballerina é diventata mamma di due bimbi brasiliani. Oggi promuove il sostegno a distanza con Azione Aiuto: "Esperienze figlie della passione".

di Redazione

Moises e Marcos, 16 e 13 sono nati in una delle megalopoli più asfissianti del mondo: San Paolo. Oggi abitano in una bella casa del centro di Milano, vanno a scuola e di portoghese ormai non sanno più nemmeno una parola. Nove anni fa, infatti, si sono lasciati alle spalle l?istituto per minori dove vivevano in Brasile. Da allora la loro mamma è Oriella Dorella, una delle più note ballerine del palcoscenico nostrano. Grazie a Moises e a Marcos, Oriella ha coronato un sogno intimo, che poi è la ragione per cui vent?anni fa si è sposata: avere dei figli. “A quel punto della mia vita”, racconta mentre si accende una sigaretta nell?ampio salotto di casa sua, “l?idea del matrimonio non è che mi facesse impazzire”. Ma l?istinto materno prevalse e Oriella mise la fede al dito. Purtroppo, però, i figli non sarebbero mai arrivati. Oriella, ancora oggi, a freddo, ricorda quei momenti come se si fosse trattato di un lutto. Un lutto lungo sei anni superato grazie all?adozione di Moises e Marcos (“obiettivo centrato dopo varie e vaste vicissitudini”, ricorda). A nove anni di distanza l?entusiasmo che allora riempì l?animo della danzatrice sta vivendo una seconda giovinezza. Questa volta al servizio di un progetto di adozione a distanza che coinvolge oltre 700 bambini del Malawi, sostenuto da Azione Aiuto. Vita: La scelta di adottare è stata un ripiego giustificato dal fatto che non poteva avere figli naturali? Oriella Dorella: Non direi. Io e mio marito avevamo deciso fin da subito che avremmo adottato a prescindere dai figli naturali. Vita: C?è chi sostiene che malgrado tutto l?amore che si possa dare, un figlio adottato non sarà mai come uno naturale. Cosa ne pensa? Dorella: Come faccio a risponderle? Figli naturali non ne ho avuti. Con grande franchezza posso solo confidare che qualche volta mi dimentico di non averli partoriti. Sono semplicemente i miei figli. Vita: Qualche differenza però ci sarà? Dorella: Dentro di me conservo la curiosità del dolore del loro passato. Cerco di comprendere le scorie di dolore che ancora traspaiono. Moises, il grande, ha conosciuto i suoi genitori e custodisce i suoi ricordi, mentre il piccolo, Marcos, ha dietro di sé un buco nero. Spesso mi domanda dove io e mio marito eravamo quando lui era piccolino, se è stato nella mia pancia, se era grasso, se piangeva. Vita: Voi come rispondete? Dorella: Con la verità: dicendo che non c?eravamo. Loro sanno tutto. L?adozione è una gioia e uno scambio reciproco, non ci devono essere tabù. Vita: Oggi lei promuove l?adozione a distanza. In questo caso lo scambio è più complicato. Fra adottante e adottato spesso ci sono migliaia di chilometri. Dorella: L?adozione a distanza è una possibilità fantastica. Tanto che ho convinto anche mio padre ad adottare due ragazzini. È la condizione ideale: si aiutano i bambini lasciandoli nella loro terra e con la loro famiglia. L?adozione vera e propria coinvolge invece bambini senza più nessuno che si occupa di loro. La sfida di Azione Aiuto che mi ha affascinato è quella di dare un futuro a tanti bambini senza recidere le loro radici. Vita: E l?adottante cosa guadagna? Dorella: Guadagnare è un termine un po? crudele. Non si guadagna niente. Solo la consapevolezza che dall?altra parte del mondo c?è una vita che migliora grazie a un piccolo aiuto. Interiormente poi è una soddisfazione che ti permette di guardare al futuro. Questi ragazzi entrano come un soffio di vento nella tua vita. Anche se non occupano la quotidianità. Vita: Lei si sente buona? Dorella: Io detesto il buonismo. Mi spaventa specialmente se è reclamizzato. L?adozione deve essere un gesto che uno fa per il piacere di farlo e con la coscienza di farlo. Vita: Lei però appare e magari la sua immagine pubblica ne trae giovamento… Dorella: Se non avessi la certezza che la mia presenza potrebbe essere stimolante per raccogliere dei denari in favore di Azione Aiuto, non presenzierei. Quanto alla mia immagine pubblica, conta solo quello che faccio sul palco. Io ho accettato il ruolo di testimonial sull?onda dell?entusiasmo. Vita: Si considera una testimonial efficace? Dorella: Quando bisogna convincere la gente a donare non serve fare sermoni sulle disgrazie dei bambini africani, bisogna puntare tutto sulla passione. La passione è quell?attimo che ti fa bruciare dentro un sentimento. E che, magari, ti fa anche mettere mano al portafoglio. Devo confidare che mi piacerebbe da pazzi riuscire a trasmettere questa passione agli altri. Info: Per sostenere l’attività di Azione Aiuto: AzioneAiuto info@azioneaiuto.it Per conoscere il salone solidale più vicino chiamare il numero: 199 199 222 oppure cliccare su: Wella


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