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Uganda: nuovo massacro, uccisi 15 civili

Nuovo massacro da parte dei ribelli nel nord dell'Uganda.

di Redazione

E’ avvenuto ieri: una quindicina di civili sono stati uccisi a bastonate. E’ quanto ha riferito telefonicamente all’Ansa il portavoce delle truppe governative in quell’area, luogotenente Chris Magezi. Intanto altre fonti ufficiali hanno reso noto che, sempre ieri, almeno cinque guerriglieri sono stati uccisi in uno scontro a fuoco con truppe governative. Secondo tale versione, erano tra quanti (circa 300) mercoledi’ scorso avevano compiuto un massacro in un campo profughi sempre del nord dell’Uganda, uccidendo oltre 50 persone, ferendone almeno 70, e rapendone un numero imprecisato. Per quanto riguarda la strage di ieri, e’ stato attaccato e massacrato un gruppo di civili che rientrava dal lavoro nei campi nel il piccolo villaggio di Ojuru, ad una trentina di km. da Liri, uno de principali centri regionali. A quanto pare, erano stati in un primo momento rapiti, quindi, almeno in parte, massacrati a colpi di mazza. Molti altri, impossiblie per ora stabilirne il numero, certamente i piu’ piccoli, maschi e femmine, sarebbero stati portati via dai ribelli. Fonti missionarie, fortemente radicate sul territorio, e che per prime ieri sera avevano lanciato l’allarme, sostengono oggi che il numero dei morti non e’ ancora chiaro, comunque valutabile in una forchetta che va tra i 10 ed i 18. Certamente ci sono stati feriti, quattro dei quali gravi. Nel nord dell’Uganda e’ in corso da oltre 17 anni una sanguinosa guerra civile condotta dall’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) che predica l’abbattimento dello stato ugandese, e la creazione di una nazione basata sul rigido rispetto dei precetti biblici, in particolare i 10 comandamenti. Ma nulla di cristiano vi e’ nella loro crudele azione. Si calcola che finora siano morti almeno 50.000 civili, rapiti oltre 20.000 bimbi (serve-concubine le ragazze, minimiliziani i maschi), e – tra atrocita’ inaudite, quella di ieri non ne e’ che l’ennesima – circa 1,2 milioni di persone (su una popolazione totale regionale di 1,5) sono state costrette ad abbandonare villaggi e terre coltivabili per cercare rifugio in campi profughi, peraltro anch’ essi spesso permeabili alle incursioni dei ribelli, dove manca anche l’indispensabile per sopravvivere.

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