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Haiti, la grave crisi della prima repubblica “nera”

Nel paese più povero dell'emisfero occidentale la situazione rischia di degenerare in una guerra civile

di Redazione

Poco da festeggiare. Cade proprio agli inizi del 2004 il bicentenario dell?indipendenza di Haiti, primo paese a proclamarsi indipendente da una potenza coloniale (la Francia). Un evento di grande portata simbolica, se si pensa che la libera repubblica ?nera? di Haiti nasceva ben prima dell?abolizione della schiavitù nel Sud degli Stati Uniti, riferimento storico per i movimenti antirazzisti e antischiavisti. Ma dall?indipendenza a oggi la storia haitiana è stata caratterizzata da sfavorevoli condizioni economiche e commerciali imposte dalle ex potenze coloniali e dal progressivo indebitamento, che ha comportato nel 1814 la cessione della parte est dell?isola (la futura Repubblica Dominicana) agli spagnoli. Duecento anni durante i quali si sono succeduti una sequela di guerre civili, colpi di stato, assassinii politici e dittature. Una catena di disgrazie che sembrava essersi interrotta nel 1994 col rientro dall?esilio del legittimo presidente Jean-Bertand Aristide, eletto nel febbraio 1991 col 70% dei voti e deposto pochi mesi dopo dal golpe diretto dal generale Cedras. Aristede torna a ricoprire la carica presidenziale dieci anni dopo, ma dell?entusiasmo che aveva accolto il ritorno dell?ex-prete e teologo della liberazione non è rimasta alcuna traccia. La crisi attuale parte proprio dalle ultime elezioni, tenutesi nel 2000. Il primo turno delle amministrative e politiche, nel maggio 2000, si è svolto in modo tutto sommato pacifico, ed era opinione comune che il Lavalas, il partito di Aristide, avesse ottenuto la maggioranza nelle sfide elettorali. Tuttavia, sia le opposizioni che gli osservatori internazionali denunciarono il metodo di conteggio dei voti per decidere i ballottaggi e lo ritennero sbilanciato a favore dei candidati del Lavalas. La situazione si è inasprita nei primi giorni del 2004. L?11 gennaio, per le strade della capitale Port-au-Prince, sfila una vera e propria marea umana. La più grande manifestazione degli ultimi dieci anni dopo quella svoltasi solo qualche giorno prima e che aveva lasciato per strada tre morti e una trentina di feriti. Il corteo dell?11 ha sfilato pacificamente chiedendo però a gran voce le dimissioni di Aristide. La protesta degli haitiani ha iniziato a prendere corpo nel settembre scorso. Neanche i festeggiamenti per il secondo centenario dell?indipendenza del paese dalla Francia, sono serviti ad Aristide per riappacificare gli animi e riconquistare la popolarità perduta.
Haiti è tra i paesi più poveri del mondo e senza dubbio il più povero dell’emisfero occidentale. La maggioranza della popolazione soffre una povertà estrema: nel giro di quindici anni si è passati dal 48% di popolazione al di sotto del livello di povertà all’80%. Cifre che indicano anche un notevole deficit energetico-alimentare che è ormai cronico e grava soprattutto sui bambini. Nei quartieri marginali della capitale si ammassano 200.000 persone senza servizi di nessun tipo, si mangia solo due o tre volte la settimana e la gente muore di fame e malattie. Lo staff di Medici senza frontiere che opera ad Haiti ha tracciato un quadro sanitario preoccupante. Haiti ha i più bassi indicatori di salute dell’intero emisfero occidentale. Oltre alle normali malattie tipiche dei paesi poveri: tubercolosi, malaria, diarrea e periodiche epidemie di meningite. Il paese deve fronteggiare anche la mancanza di acqua potabile e un sistema sanitario nazionale insufficiente. Difficoltà finanziarie, personale sanitario scarso e demotivato, mancanza di medicine sono i problemi maggiori di un sistema che sta cercando di organizzarsi. E la guerra civile sembra ormai essere alle porte.

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