Mondo

Dall’Iraq al Pakistan stragi di sciiti

a Karbala, Baghdad e Quetta, con un bilancio, purtroppo, provvisorio di 187 morti e oltre 600 feriti.

di Redazione

Una strage di sciiti in Iraq e in Pakistan nella ricorrenza dell’Ashura – la giornata di lutto che ricorda il martirio di Hussein all’origine dello scisma nel mondo islamico – ha segnato oggi il micidiale ritorno in campo degli uomini di Al-Qaida, sui quali si sono subito appuntati i sospetti per i sanguinosi attacchi a Karbala, Baghdad e Quetta, con un bilancio provvisorio di 187 morti e oltre 600 feriti. Denso di macabri simbolismi, l’attacco piu’ devastante ha avuto per teatro Karbala, la citta’ santa sciita nel centro dell’Iraq che ospita il mausoleo di Hussein, il nipote di Maometto ucciso nel 680 e dal cui martirio ha avuto origine la rottura con i sunniti, alla cui setta radicale wahabita si richiamano gli uomini di Osama bin Laden. Un attacco accuratamente pianificato e che avrebbe l’impronta inconfondibile di Abu Musab al Zarqawi, il super-ricercato giordano che guiderebbe la rete di Al-Qaida in Iraq, mentre il Consiglio di governo provvisorio iracheno ha deciso di rinviare la firma della nuova Costituzione, in programma per domani. Immediate e unanimi le reazioni internazionali agli attentati in Iraq, che sono stati condannati dal presidente Usa George W. Bush (”atti brutali per far deragliare la democrazia”) e dall’ Unione europea (che per bocca dell’Alto commissario Javier Solana ha parlato di ”un incubo e un bagno di sangue”). ”Il comando americano ritiene che gli attacchi siano stati commessi con tre mezzi: un kamikaze nel centro della citta’, esplosivi piazzati lungo la strada che conduce al suo interno e fatti detonare a distanza e colpi di mortaio lanciati dall’ esterno della citta’ ”, ha ricostruito la strage di Karbala il generale Mark Kimmit, vice direttore delle operazioni militari Usa in Iraq. Attorno al mausoleo di Hussein e alla moschea Abbas di Karbala – dove quasi due milioni di sciiti sono giunti da tutto l’Iraq, dal vicino Iran e altri paesi islamici per commemorare l’Ashura -, tra la marea di pellegrini obiettivo degli attentatori e’ stato un vero massacro: alla fine, si sono contati almeno 85 uccisi (compresi 22 iraniani) e piu’ di 400 feriti (compresi altri 69 iraniani), mentre nella folla si scatenava il panico. A Baghdad, tre kamikaze sono invece entrati in azione nella moschea dell’Imam Musa al-Khazem, il principale luogo di culto sciita nella capitale irachena, nel quartiere settentrionale di Khadimiya. La moschea era gremita di fedeli che celebravano l’ Ashura e, questa volta, il bilancio e’ stato di almeno 58 morti e quasi 200 feriti. Durissima e’ stata la reazione alle stragi di Karbala e Baghdad del massimo leader religioso degli sciiti iracheni, il grande Ayatollah Ali’ Sistani, che ha accusato le forze Usa di non aver protetto da ”infiltrazioni” le frontiere dell’ Iraq, riecheggiando un’ analoga accusa giunta da Teheran. Il grande Ayatollan Sistani ha allo stesso tempo lanciato un accorato appello agli iracheni per la difesa dell’ ”unita’ nazionale”, facendo suoi i timori espressi anche da altri esponenti sciiti (in Libano come in Bahrein), a detta dei quali gli autori delle nuove stragi si propongono di ”seminare la discordia, provocare conflitti confessionali e destabilizzare l’Iraq per prolungare la presenza delle forze d’occupazione”. Ma la condanna piu’ sferzante e’ forse giunta dal leader degli Hezbollah sciiti libanesi, lo sceicco Hassan Nasrallah, che pur senza nominarla ha puntato l’indice contro Al-Qaida, parlando di fronte a migliaia di seguaci durante la celebrazione dell’Ashura a sud di Beirut. ”Sarebbe una catastrofe, se si dovesse verificare che gli autori degli attentati sono gruppi fanatici, oscurantisti, sclerotizzati, che vivono nel Medio Evo”, ha tuonato Nasrallah, ricordando anche ”l’amara esperienza” dell’Afghanistan sotto il regime Taleban. Le stragi nella ricorrenza dell’Ashura non si sono del resto limitate all’Iraq, ma hanno investito anche il Pakistan, dove almeno 44 sciiti sono stati uccisi e piu’ di 120 sono rimasti feriti a Quetta (nel sud-ovest del paese), dove uomini armati (e forse anche dei kamikaze) hanno attaccato una processione di migliaia di fedeli. ”All’inizio, ci sono state raffiche di kalasnikov, poi due persone si sono fatte esplodere”, ha raccontato un reporter locale. Sempre in Pakistan, nella provincia del Punjab, il leader locale di un movimento sciita fuorilegge, Tahriq-e-Jafria, e’ stato ucciso e altri 30 sciiti sono rimasti feriti in scontri con rivali sunniti a Phalia (600 km. a nord di Quetta). L’ondata di attacchi non ha risparmiato neppure l’Afghanistan, dove nella ricorrenza dell’Ashura uno sciita e’ stato ucciso e altri 16 sono rimasti feriti a Kabul in scontri con cadetti delle neonate forze armate afghane. Ma anche in questa tragica giornata, la piu’ sanguinosa dalla fine dichiarata della guerra, non sono mancati in Iraq gli attacchi contro le forze Usa: in un agguato contro un convoglio militare, un soldato e’ stato ucciso a Baghdad.

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