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Iraq: Blair potrebbe dimettersi

Torture, innocenti uccisi dalle forze britanniche, le accuse di Amnesty International. Blair sotto assedio

di Redazione

Prima lo scandalo delle torture dei prigionieri, poi le accuse di aver ingiustamente ucciso 37 civili. Le truppe di sua maesta’, che erano andate in Iraq a portare la democrazia, affondano in un mare di polemiche e con loro affonda Tony Blair.

I sondaggi dicono che i laburisti perdono consensi e il primo ministro, che sette anni fa era trionfalmente arrivato al potere dopo dopo un ventennio di governi conservatori, sarebbe pronto a farsi da parte se si convincesse che la sua presenza a Downing Street e’ un danno per il suo partito.

Lo scrive oggi il Guardian, un giornale tradizionalmente vicino al Labour, aggiungendo tuttavia che Blair ancora pensa di essere una carta vincente, nonostante la crescente impopolarita’ della guerra in Iraq. Ma se improvvisi ostacoli dovessero sorgere sarebbe pronto a sostenere il suo cancelliere dello scacchiere, Gordon Brown.

Ma un altro quotidiano, il Times, riporta un sondaggio dal quale emerge che la popolarita’ del partito laburista ha toccato il minimo storico da 17 anni a questa parte: i laburisti sono al 32%, mentre i conservatori sono saliti al 36%. Il sondaggio e’ stato condotto dalla societa’ Populus su un campione di un migliaio di cittadini nei giorni in cui emergevano le rivelazioni sulle sevizie inflitte ai prigionieri iracheni dalle truppe britanniche. Secondo il Times due terzi degli elettori laburisti potrebbero approfittare delle prossime elezioni amministrative del 10 giugno per lanciare un monito al governo astenendosi o votando per un altro partito. Tutto cio’ e’ senz’altro un preoccupante campanello d’allarme per Blair che da un po’ di tempo a questa parte ogni volta che apre un giornale legge notizie sgradevoli.

Oggi in particolare deve essere stata per lui una giornata amara. Sulla stampa sono arrivate le devastanti contestazioni di Amnesty International alle truppe di sua maesta’ accusate di aver ingiustamente ucciso 37 civili iracheni. E tutti raccontano la storia di Hanan Matrud, una bambina di otto anni che stava giocando con tre amici davanti alla sua casa in un villaggio del sud dell’Iraq quando e’ arrivato un blindato britannico. Incuriosita si e’ avvicinata ed un militare ha aperto il fuoco. Un proiettile ha colpito Hanan all’addome ed il giorno dopo la bambina e’ morta. La pubblicazione del rapporto di Amnesty e’ stata solo la prima delle cattive notizie della giornata. La seconda e’ giunta qualche ora dopo quando l’Alta Corte di Londra ha giudicato ammissibile il ricorso di dodici famiglie irachene che chiedono un’inchiesta indipendente sulla morte dei loro parenti, tutti civili uccisi dalle truppe britanniche dopo la fine ufficiale del conflitto.

Il ministero della Difesa, lo scorso 29 marzo, si era opposto sia ad un’inchiesta indipendente e aveva escluso il pagamento di risarcimenti. Ora il pronunciamento dell’Alta Corte apre la strada ad un possibile processo ai militari ed ad eventuali condanne. Per ora nessun commento del governo alla decisione dell’Alta Corte, solo una replica ad Amnesty International che nel suo rapporto sostiene che su alcuni dei casi denunciati non c’e’ stata neppure una parvenza di indagine. Secondo un portavoce di Tony Blair invece il ministero della Difesa aveva gia’ preso in esame tutti i casi citati nel rapporto incaricando la Special Investigation Branch delle forze armate di indagare.

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