Cultura
Vidal? Dissacrante e disincantato mai apocalittico
Recensione del libro "Democrazia tradita" di Gore Vidal (di Andrea Leone).
di Redazione
Da oltre mezzo secolo, grazie a una lunga serie di opere narrative, storiche e saggistiche, Gore Vidal è una delle maggiori coscienze critiche degli Stati Uniti, un lucido intellettuale di ascendenza illuminista dalla voce aristocratica e sarcastica. Dopo i suoi saggi letterari, l?editore Fazi pubblica ora Democrazia tradita, una raccolta di saggi di carattere storico-politico scritti nel corso degli anni, fino agli ultimi due, inediti, risalenti al 2004.
Difficilmente i romanzi di Vidal, erudite e pompose evocazioni di epoche storiche, resteranno nella storia della letteratura americana accanto a quelli di Melville e Faulkner; è soprattutto nei saggi che il 79enne scrittore newyorchese ha dato il meglio di sé, mostrando il suo straordinario talento di vivisezionatore del potere. L?oggetto delle sue indagini infatti è soprattutto l?oligarchia dei dominatori. Con sorprendente efficacia Vidal ci mostra come la storia e la società di una nazione possano essere determinate dall?interesse privato di un piccolo gruppo di potenti, che stabilisce anche per gli altri leggi e valori; con una bella metafora il potere è visto come un elemento clinico, organico, un corpo, la cui legge è la forza, un eccesso criminoso di energia. Per Vidal il politico odierno è un analfabeta il cui infantile sentimentalismo religioso riesce a mascherare perfettamente il crimine; come Karl Kraus, anche lo scrittore Usa individua nella decadenza del linguaggio la decadenza di una civiltà e di un?epoca. Le banali, brutali e bellicose parole della classe politica non servono più per dire i fatti ma per occultarli, nascondendo i reali problemi del Paese, la mancanza di una valida istruzione pubblica, la disoccupazione, gli scandali e i tracolli dell?economia.
In ultima analisi, dice Vidal, ed è questo forse l?elemento più originale del suo pensiero, la guerra perpetua che gli Usa da mezzo secolo stanno conducendo nel mondo è dovuta alla decadenza economica; il centro economico del pianeta infatti, dopo essere passato nel diciannovesimo secolo dalla Francia all?Inghilterra e poi all?inizio del ?900 a New York, è divenuto poi il Giappone, così che il vero, pacifico impero americano è durato solo pochi decenni, se non pochi anni. Vidal non è un apocalittico. Una certa propositività accompagna sempre la sua visione laica e disincantata dell?unica vita; occorre lavorare nel mondo abbandonando la volontà di potenza, dice Vidal, poiché la sconfitta, la perdita della supremazia, la perdita dell?identità di un singolo come di un impero sono un inevitabile processo della natura e della storia contro cui è inutile e impossibile lottare.
Andrea Leone
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