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Iraq, ong: Sergi (Intersos) replica a Dalzini

Il comandante del contingente italiano a Nassiryia aveva denunciato l'assenza delle ong a Nassiriya. "Non ci siamo per salvaguardare l' integrita' dello spazio umanitario", ribatte Sergi

di Redazione

Le organizzazioni non governative sono presenti in tutto il territorio iracheno, ma hanno evitato Nassiriya perche’ ”hanno scelto di non collaborare con le forze di occupazione” cercando cosi’ di ”salvaguardare l’ integrita’ dello spazio umanitario contro ogni possibilita’ di confusione e di inquinamento”. Nino Sergi, segretario generale di Intersos e membro dell’ Associazione delle ong, replica cosi’ ad alcune dichiarazioni del generale Corrado Dalzini, comandante del contingente italiano a Nassiryia, pubblicate dal ‘Corriere della Sera’ e dal ‘Giornale’. Tra le dichiarazioni che Sergi definisce ”false e grottesche” il capo di Intersos cita quelle in cui il generale Dalzini ”afferma che le organizzazioni umanitarie ‘pontificano, predicano, ma poi non operano… si vedono in altri teatri difficili, in Afghanistan, in Angola, ma non qui… dove ho ricevuto solo la signora Fumagalli, moglie del ministro Castelli, alla guida della Umanitaria padana onlus”’. ”E’ bene – afferma il capo di Intersos – che il generale sappia che le attivita’ realizzate in Iraq da dieci Ong, dall’ aprile 2003 a oggi, hanno visto l’ impegno di settanta operatori umanitari italiani e internazionali e un migliaio di operatori iracheni. Gli interventi hanno cercato di dare risposta a bisogni urgenti e prioritari”. Sergi cita tra gli altri la distribuzione di beni di prima necessita’; la fornitura di acqua potabile; il supporto agli ospizi per anziani; la riparazione di scuole e il sostegno all’ insegnamento; la fornitura agli ospedali di medicinali e strumenti vari; l’ accoglienza ai rifugiati di ritorno dai paesi confinanti e assistenza agli sfollati interni; la bonifica di aree infestate da mine e ordigni esplosivi. ”A Baghdad, Bassora, Al Tash, Falluja, Mosul, Kirkuk, Erbil, Chanchamal, Karbala, Diwanyia, Nassiryia, Al Medaina, Al Qurna, Al Anbar, Muthanna, Missan, Qurra, Abul, Kassib ed altre citta’ e villaggi”. Le Ong italiane, sostiene Sergi, non si sono limitate a una particolare provincia, ma hanno cercato di ”portare un segno di pace sull’ insieme del territorio iracheno. E non si e’ trattato di parole, ma di circa 8 milioni di euro di aiuti in un anno. E altrettanti sono programmati per i prossimi dodici mesi se la situazione della sicurezza lo permettera”’. ”L’ Associazione delle Ong italiane – spiega Intersos – e’ stata fedele, con severita’, alla scelta di non collaborare con le forze di occupazione e di non avere quindi rapporti ne’ con l’ Autorita’ della Coalizione ne’ con i militari. Per questo, dopo un’ attenta riflessione, le Ong hanno deciso di evitare di impegnarsi a Nassiryia, dove e’ stata presente una Ong italiana solo per accompagnare il ritorno di profughi iracheni da Iran e Arabia Saudita. Lo spazio umanitario e’ infatti sempre piu’ invaso da altri principi, strumentalizzazioni e modalita’ di intervento che stanno restringendolo, fino quasi ad annullarlo. Le conseguenze sono gravissime e lo constatiamo chiaramente a Nassiryia come in tutte le situazioni dove le missioni militari sono definite umanitarie, dove i soldati portano aiuti nei villaggi su mezzi blindati o comunque dotati di quelle stesse armi fatte per uccidere, dove gli aiuti e le ricostruzioni sono decisi sulla base delle priorita’ e convenienze politiche”. ”In simili contesti, che piaccia o no al generale Corrado Dalzini conclude Sergi – evitiamo di lavorare. I bisogni in Iraq sono tantissimi, talvolta anche piu’ urgenti e gravi di quelli di Nassiryia”.

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