Mondo
Giappone: scuse dai familiari del decapitato
La famiglia di Shosei Koda, il 24enne giapponese decapitato in Iraq, presenta pubblicamente le sue scuse per il disagio provocato al Giappone
di Redazione
Sarà una questione di differenze culturali. E forse dovremo rassegnarci a chi proclama che il relativismo culturale è un comportamento morale, ancor più che una teoria antropologica, che va rispettato anche nei suoi peggiori risvolti. O al contrario, si tratterà di una “goffa” capitolazione morale di una classe politica e di una società civile completamente disorientati dal pantano in cui il proprio Paese è andato a recarsi in Iraq.
Fatto sta che la decapitazione del giovane giapponese Shosei Koda non smette di suscitare polemiche e imbarazzi in madrepatria. Fino a sfiorare l’assurdo, se non l’incomprensibile.
Oggetto di critiche per “aver educato male” il prprio figlio e incoraggiato la sua “irresponsabilità”, la famiglia del 24enne giapponese, il cui corpo decapitato e avvolto in una bandiera americana è stato trovato all’alba di ieri in una via del centro di Bagdad, ha presentato pubblicamente le proprie scuse “per il disagio” provocato dal martirio del proprio figlio alla nazione giapponese.
Dichiarazioni ancor più sorprendenti se si pensa al linciaggio mediatico di cui sono stati oggetto i familiari del defunto e della confusione con la quale il ministero degli affari esteri giapponesi ha tenuto informato i familiari sul destino del loro figlio. Così, dalla disperazione di sabato, dopo che il ministero li aveva comunicato che un corpo, “molto probabilmente” quello di Shosei, era stato trovato a Bagdad, la famiglia Koda era passata in poche al sollievo quando fu smentita la notizia. Poi l’informazione fatale di domenica mattina che conferma la morte del giovane ragazzo.
Al centro delle polemiche risulta ora il governo giapponese, accusato di aver provocato un vero e proprio “linciaggio mediatico” agli ostaggi e alle loro famiglie. “Mai si è visto una tale ondata di critiche nei confronti delle famiglie e dei loro figli allorquando questi ultimi sono ancora in pericolo di vita” ha dichiarato a Le Monde Kenichi Asano, ex giornalista e professore all’Università Doshisha.
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