Mondo
Costruire case con i sassi dell’Intifada
Sarà possibile grazie a uno speciale procedimento messo a punto dal Centro internazionale per la Scienza e lalta tecnologia (Ics) di Trieste
di Redazione
Costruire case nei Paesi in via di sviluppo o martoriati da calamità naturali o belliche sarà più facile ed economico grazie ad uno speciale procedimento messo a punto dal Centro internazionale per la Scienza e l?alta tecnologia (Ics) di Trieste, che consente la realizzazione di semilavorati utilizzando terra, sassi, detriti e macerie. I risultati del progetto, già in via di sperimentazione e alla base di un?iniziativa finanziata dal ministero degli Esteri in Palestina (spesa prevista oltre 2,5 milioni di euro), sono stati illustrati oggi a Trieste nel corso di un seminario condotto dall?ingegner Leonardo Nhanala, originario del Mozambico ma laureato a Trieste e ?padre? dell?applicazione di tecnologie avanzate all?edilizia nel terzo mondo. ”In tutti i paesi in via di sviluppo – ha spiegato Nhanala – cesce sempre di più il bisogno di costruire in fretta, a basso costo, utilizzando materie prime disponibili localmente. Tra queste, specialmente nei luoghi colpiti da guerre o calamità naturali – ha aggiunto – ci sono anche le macerie e i detriti che rappresentano anche un grave problema ambientale. Ora esistono tecnologie testate e certificate che permettono l?utilizzo di macerie e detriti per la produzione di semi lavorati per l?industria della costruzione, oggi disponibili tramite l?Ics”. Macchine in grado di trasformare detriti in materiale da costruzione erano gia’ state disegnate da un’ azienda italiana, la Pescale di Reggio Emilia, che ha anche ottenuto una certificazione ufficiale per la produzione di semilavorati per la pavimentazione stradale, ma lo studio dell’ Ics consentira’ ora di fare la stessa cosa su macchinari convenzionali, anch’ essi da produrre in loco, dando un ulteriore impulso alle sofferenti economie dei Paesi meno sviluppati. Intorno a questa tecnologia, si stanno ora costruendo concreti progetti di cooperazione. Oltre a quello con la Palestina, ”che potrenne consentire – ha osservato il deputy managing director dell’ Ics Graziano Bertogli – di usare i sassi dell’ Intifada per costruire case”, altri sono stati avviati con il Mozambico, dove sta nascendo anche un centro affiliato all’ Ics al servizio di tutti i Paesi dell’ Africa subsahariana. Nel 2005 prendera’ anche il via un progetto pilota da realizzare in un villaggio dell’ India, dove, oltre alle tecnologie gia’ descritte, saranno applicati particolari pannelli solari senza silicio collegati agli impianti satellitari per la telemedicina, frutto di un’ altra ricerca condotta dall’ Ics. Case, dunque, ma anche servizi tecnologicamente avanzati a costi competitivi pensati per economie d’ emergenza ma che, in teoria, potrebbero trovare applicazione anche nell’ avanzato occidente. ”I vantaggi per le economie svantaggiate – ha osservato ancora Bertogli – sono comunque notevoli, se si pensa che in Africa con 2.500 euro si puo’ costruire in questo modo una casetta di 80-100 metri quadrati fatta di mattoni in terra pressata, in sostituzione di capanne di legno di 30-40 metri quadrati, garantendo, in breve tempo, un netto miglioramento delle condizioni di vita”.
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