La Palestina di oggi? «Un Paese depresso». Marina Pecorelli conosce i quartieri arabi di Gerusalemme est (250mila abitanti) da oltre un decennio, ma mai come ora «vedo la gente così fiaccata dalla mancanza di prospettive». Una stanchezza che contagia soprattutto i più giovani. «La dispersione scolastica raggiunge picchi dell?80%, le classi sono composte da 40, 50 studenti e le lezioni non durano mai più di tre ore, perché ogni scuola deve fare almeno tre turni al giorno». Ma anche per quei pochi che concludono la scuola dell?obbligo, il futuro è un grosso punto interrogativo. «La questione è che l?istruzione non è gestita dall?autorità palestinese, ma dagli israeliani. Non c?è quindi chiarezza sulla validità dei diplomi che, comunque, non hanno alcun valore legale a Gerusalemme ovest. Così non si capisce perché i ragazzi debbano andare a scuola».
La conseguenza è il diffondersi di vizi che una volta erano considerati occidentali: «A dieci anni si incomincia a fumare marijuana, ma anche il consumo di cocaina, eroina ed ecstasy sono in costante crescita». L?alternativa è l?alcol. Contro cui nulla può nemmeno la fede islamica. L?Araq, un superalcolico a base di anice, e le birre israeliane (Goldstar e Maccabi, le marche più diffuse), sono una presenza costante sui tavoli dei bar di Gerusalemme est.
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