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Dagli atolli. Esplode il problema politico. Maldive, aiuti ma anche libert

L’opposizione chiede che l’Occidente vincoli il regime a rispettare precise condizioni (di Pablo Trincia).

di Redazione

Gli aiuti economici raccolti dalla comunità internazionale per i danni che lo tsunami ha causato nelle Maldive lo scorso 26 dicembre potrebbero ostacolare i tentativi dei partiti d?opposizione nella lotta verso la democratizzazione del Paese. Lo ha riferito a Vita un membro dell?Mdp, il Partito democratico delle Maldive che da anni si batte contro il pluridecennale regime del presidente Maumoon Abdul Gayoom. «Temiamo che gli aiuti inviati dai Paesi donatori vadano inevitabilmente a rafforzare il governo maldiviano, noto nemico della democrazia e dei diritti umani», sostiene Mohammed Nasheed, portavoce dell?Mdp raggiunto telefonicamente a Colombo, nel vicino Sri Lanka. «I governi dell?Occidente dovrebbero porre alcune condizioni, prima di inviare denaro nelle casse di una dittatura liberticida. Il nostro Paese va ricostruito, ma su basi democratiche. Questo maremoto potrebbe avere serie conseguenze anche sul futuro politico dell?arcipelago».
La portata dello tsunami che ha colpito le Maldive è stata sicuramente inferiore rispetto agli altri Paesi asiatici sulle cui coste si sono schiantate le micidiali onde. Ma gli effetti del maremoto sono comunque stati drammatici per la popolazione delle regioni meridionali, dove migliaia di persone abitano isolotti sospesi a poco più di un metro sopra il livello del mare. Il portavoce del governo, Mohammed Hussein Shareef, ha detto a Vita che il problema non sarà rappresentato tanto dal contraccolpo economico subito dall?industria del turismo (su cui si regge quasi per intero l?arcipelago), quanto la ricostruzione di intere aree abitate dalla popolazione locale.
«Certo, il turismo è stato colpito duramente», dice al telefono dalla capitale Male. «Abbiamo subito danni economici per diversi milioni di dollari: metà dei nostri 90 resort dovranno affrontare spese ingenti per far fronte ai danni provocati dallo tsunami. Molte prenotazioni sono state cancellate e la maggior parte dei turisti è rientrata in patria prima del previsto, ma questo è un problema temporaneo. Il prossimo inverno il turismo tornerà ai suoi soliti massimi stagionali». «Le priorità», continua Shareef, «sono altre. è vero, rispetto a Phuket, Sumatra o Galle, dove ci sono state decine di migliaia di vittime, ci possiamo ritenere molto fortunati. Ma le Maldive sono un arcipelago in mezzo all?oceano e come tale rappresentano l?unico Paese interamente colpito dallo tsunami. Molte isole sono state completamente sommerse, spazzate dalla gigantesca onda, e le case interamente distrutte: i nostri sfollati perciò non hanno dove rifugiarsi».
«Mia figlia di sei anni è viva, così come lo è mio marito, colto dall?onda mentre si trovava in mare aperto al timone del suo aliscafo e salvatosi miracolosamente», tira un sospiro Maya, nata in Svizzera ma da vent?anni, dopo il matrimonio con un maldiviano, residente sull?atollo di Vilifushi. «Ma tante persone qui intorno hanno perso un caro. Anche se della nostra casa resta solo il pavimento, essere vivi è per noi la gioia più grande».

Pablo Trincia

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