Famiglia

Sms in cassaforte

I 45 milioni della raccolta per l’emergenza tsunami sono in banca. Tenuti gelosamente sotto chiave dalla Protezione civile.

di Redazione

Sapete dove sono finiti i 45 milioni di euro che gli italiani hanno donato alle vittime dello tsunami? In un conto corrente della banca Unicredit. Il motivo? Il tasso di interesse. Nessun altro istituto di credito è arrivato ad offrire il 2,13%. Una percentuale che, tirate le somme, dovrebbe incrementare il fondo umanitario di oltre 900mila euro l?anno. Almeno questo prevedono le calcolatrici della Protezione civile. Non saranno astuti banchieri, ma in via Ulpiano, nell?ufficio del gran capo Guido Bertolaso, i conti li sanno fare per benino. Onde evitare fraintendimenti vale comunque la pena sottolineare che si tratta di soldi ?vivi?. E che quindi nemmeno un centesimo sarà sprecato in spese di gestione: ogni euro costituirà un tassello per ricostruire lo Sri Lanka. Con 30.957 vittime e 5.637 dispersi il secondo Paese più colpito dallo tsunami (lo precede l?Indonesia con 228.429 fra morti e dispersi, al 25 gennaio), nonché unico destinatario della solidarietà made in Protezione civile.
Una strategia opposta a quella dei non governativi. Come rendicontato dalle schede di Vita le sigle indipendenti sono infatti distribuite in tutti gli 8 Paesi colpiti dal maremoto. E in molti casi erano sul territorio ben prima dell?arrivo dell?onda assassina. Con quali risorse? Nel momento in cui scriviamo, Aifo ha raccolto 25mila euro. Intervita 43mila. Intersos 100mila. ActionAid Italia 150mila. Il Cesvi 204mila (cui andranno però aggiunte le donazioni raccolte con Mediafriends e promosse dal Tg4, circa 2 milioni). Terre des Hommes 420mila. La Caritas, infine, è arrivata a poco più di 4 milioni di euro, cifra più bassa rispetto ai 17 milioni raccolti per il Molise (31 ottobre 2002) o ai 25 miliardi di lire di solidarietà verso i civili vittime della guerra in Kosovo (aprile 1999).

Una pagina ancora vuota
Evidentemente il tam tam mediatico sugli sms ha tirato la volata alla raccolta della Protezione civile, frenando di conseguenza le altre iniziative solidali. Peccato che, a livello di know how, la parte del leone la fanno proprio le ong. La conferma arriva dal web: mentre i siti delle ong sono pieni di dettagli sui progetti attivati nelle aree del maremoto, se ci si collega a quello della Protezione civile (www.protezionecivile.it) e si accede alla voce ?utilizzo delle donazioni?, ci si trova di fronte a una pagina desolatamente bianca.

Quei camper mancini
La macchina del buon Bertolaso fatica quindi a ingranare la marcia, malgrado la frenetica attività del suo entourage, impegnatissimo a intessere accordi con le sigle indipendenti. A Roma, dove i suoi fedelissimi hanno riunito in un incontro ad hoc tutte le associazioni di protezione civile accreditate presso il dipartimento, ma soprattutto nella piovosa Colombo. Nei giorni che hanno preceduto il suo rientro in Italia (avvenuto il 21 gennaio, il testimone è passato a Marta Di Gennaro), Agostino Miozzo, capo delle relazioni esterne del Dipartimento e luogotenente di Bertolaso in Sri Lanka, ha tenuto meeting cruciali per il futuro della missione. Chiedendo il supporto delle ong italiane nel Paese.
Lucio Melandri, capo progetto di Intersos e portavoce del coordinamento che riunisce, oltre alla sua sigla, Cisp, Coopi, Cosv e Movimondo, ha parlato con Miozzo a più riprese. Questo il piano che si è sentito proporre: «L?ipotesi è di una partnership con la Protezione civile su due binari. In alcuni casi saremo noi ong a proporre progetti, in altri saranno loro a indicarci le emergenze». Se così fosse, l?inconveniente sarebbero i tempi di reazione. «Ogni volta», conferma Melandri, «l?accordo dovrà essere inviato in Italia, tramite la nostra ambasciata, e vagliato e approvato dagli uffici romani».
Ma a preoccupare Bertolaso non sono tanto i riflessi anchilosati del suo carrozzone, quanto la missione che la Croce Rossa italiana sta svolgendo, in religioso silenzio mediatico, nella capitale cingalese, dove, su invito del ministero della Sanità locale, ha portato un lotto di camper-ambulatori con guida a sinistra. Episodio marginale per tutti, tranne che per Bertolaso. Il quale si è chiesto: donazione o affronto? Optando per la seconda ipotesi, ha recapitato a Giuseppe Deodato, direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo (e per conoscenza all?onnipotente Gianni Letta) nonché finanziatore della missione della Cri, una lettera al peperoncino. Lamentandosi del fatto che «la normativa locale è molto rigida in merito all?autorizzazione per l?uso dei veicoli con guida a sinistra». Scelli, commissario della Cri, avrebbe quindi violato le regole e messo alla berlina dei media la credibilità della missione italiana.
«Mi sembrano notazioni fuori luogo e di poco conto», risponde, interpellato telefonicamente, un Deodato tanto tranquillo quanto secco, che poi chiude l?ennesimo screzio col ?nemico? Bertolaso con una sciabolata: «E in ogni caso il compito di coordinamento spetta a noi». E, in effetti, anche i fondi amministrati dalla Protezione civile, quando giungeranno a Colombo dovranno, come rivelato da Melandri, fare tappa nell?ufficio dell?ambasciata italiana.