Guerra
Russia e Ucraina: tregua in vista o strategia mediatica?
Secondo Arkady Yankovsky, responsabile della rappresentanza del movimento “Russia Libera” negli Stati Uniti ed ex deputato della Duma russa, è prematuro parlare di una conclusione del conflitto: «Negli ultimi tempi, molti analisti nel mondo hanno iniziato a parlare della fine vicina della guerra russo-ucraina. Ci sono molti segnali, piccoli e medi, per trarre tali conclusioni, ma segnali seri, in realtà, non ce ne sono. Sembra sempre più una campagna di pubbliche relazioni»

«Negli ultimi tempi, molti analisti nel mondo hanno iniziato a parlare della fine vicina della guerra russo-ucraina. Ci sono molti segnali, piccoli e medi, per trarre tali conclusioni, ma segnali seri, in realtà, non ce ne sono. Sembra sempre più una campagna di pubbliche relazioni», Arkady Yankovsky, responsabile della rappresentanza del movimento “Russia Libera” negli Stati Uniti e già deputato della Duma russa, commenta l’annuncio di Vladimir Putin su una possibile tregua per l’otto maggio e la reazione di Donald Trump al prolungarsi del conflitto.
Secondo lui, nonostante il rumore mediatico, è troppo presto per parlare seriamente della fine della guerra. Sottolinea che sia Putin che Zelensky sono abili nel gestire l’immagine mediatica. «Entrambi sono maestri in questo. Basti pensare alle foto circolate online nella Basilica di San Pietro, che ritraggono Donald Trump e Volodymyr Zelensky mentre hanno un colloquio breve ma amichevole. Sembrava quasi una confessione. Ma la situazione di Putin è migliore», perché «pur non essendo il miglior esperto di pubbliche relazioni, ha più carte in mano. E bisogna dire che il tempo gioca a suo favore, contro Zelensky e contro l’Ucraina». Secondo lui, Putin sta aumentando gradualmente le sue richieste: «Oggi Putin rivendica molto di più rispetto a un paio di settimane fa. E non è un caso che il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Mark Rubio, abbia detto che questa settimana è decisiva. Se non ci sarà una soluzione, gli Stati Uniti — come si dice in Russia — se ne laveranno le mani».
Le sanzioni, interesse principale di Putin
La questione delle sanzioni viene in primo piano, e, per Yankovsky, è qui che si trova il vero motivo delle manovre di Mosca: «A Donald Trump serve un risultato rapido. E la chiave per conseguirlo può essere solo la revoca delle sanzioni. La revoca delle sanzioni economiche è ciò che interessa di più a Vladimir Putin». Ma «senza l’Europa», continua, «non si può fare nulla, perché una parte significativa delle sanzioni è stata imposta proprio dall’Unione Europea. Cosa fa allora Putin? Sposta le truppe lungo i confini europei. Dimostra l’alleanza con la Bielorussia e con Lukašėnko, puntando a un’azione seria».
Della situazione geopolitica, Yankovskij dice apertamente: «I suoi principali falchi — l’ex presidente russo Medvedev e l’ex segretario del Consiglio di sicurezza Patrushev — parlano senza veli della possibilità di una guerra con la Nato e perfino di attacchi nucleari tattici. Molti capiscono che è un bluff, ma in questa situazione, in cui l’Ucraina arretra, anche se lentamente, ma arretra — per risorse e capacità generali — l’Europa non ha abbastanza armi per sostituire l’aiuto militare americano. Quindi si cerca una soluzione».
Per quanto riguarda una possibile pace, Yankovsky non crede che ci siano sviluppi concreti all’orizzonte: «Per l’otto maggio, ovviamente, non accadrà nulla. Potrebbero esserci appelli a una tregua temporanea, ma sono affermazioni senza contenuti». Yankovsky tuttavia ritiene che la guerra potrebbe finire, ma non per ragioni umanitarie: «Solo entro la fine dell’anno, se Putin riuscirà a negoziare una revoca significativa delle sanzioni economiche sia dagli Stati Uniti che dall’Europa — una decisione congiunta — allora la guerra potrebbe essere fermata», conclude.
Foto Kristina Kormilitsyna, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP/LaPresse
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