Consumo consapevole
Quando la tecnologia è sociale: le piattaforme digitali che abilitano l’impegno civico
Serve una regia culturale e strategica affinché la presenza online possa generare un impatto concreto. La campagna Olio per la Pace, nata dall’alleanza tra Arci e Gioosto per sostenere la popolazione civile di Gaza, «è la dimostrazione concreta di come si possa ridare significato al consumo quotidiano attraverso scelte consapevoli e collettive». L’intervento del direttore di Next Nuova economia per tutti

Dalla firma a un appello alla spesa consapevole, dalla partecipazione ai bilanci partecipativi al sostegno a campagne solidali: le piattaforme digitali possono trasformare l’impegno civile in impatto concreto. Ma serve una regia culturale che metta al centro il cittadino e la misurazione reale dei benefici generati dalle iniziative di cittadinanza attiva.
In un’epoca dominata dalla velocità dell’informazione e dalla frammentazione dei canali di comunicazione, il Terzo Settore è chiamato a una sfida cruciale: come rendere l’impegno sociale accessibile, attrattivo e, soprattutto, efficace. La risposta non può più prescindere dall’uso intelligente delle piattaforme digitali abilitanti: strumenti progettati non solo per informare, ma per mobilitare e coinvolgere.
Non si tratta semplicemente di digitalizzare ciò che prima si faceva con mobilitazioni e iniziative territoriali. Si tratta di creare ambienti partecipativi, capaci di offrire alle persone strumenti concreti per esercitare una cittadinanza attiva.
L’impatto si moltiplica se il cittadino è protagonista
Il cambiamento avviene quando il cittadino non è più spettatore passivo, ma può scegliere consapevolmente di sostenere cause, progetti, iniziative e reti. Le piattaforme che mettono al centro l’esperienza utente, il linguaggio chiaro e l’accessibilità diventano moltiplicatori di impatto. Ma c’è di più: il digitale è anche abilitatore di un nuovo concetto di prossimità, capace di connettere persone nello stesso quartiere, città o territorio con iniziative internazionali e territori uniti da percorsi di sviluppo delle comunità.
Una strategia per il digitale “bene comune”
Naturalmente, non basta “essere online”. Serve una regia culturale e strategica. Le organizzazioni del Terzo Settore devono imparare a progettare nel digitale insieme alle imprese for profit con la stessa cura con cui progettano servizi territoriali. Questo significa investire in capacità di racconto, analisi dei dati, co-design con gli utenti, e, soprattutto, etica dell’algoritmo. Perché ogni piattaforma, in fondo, riflette una visione del mondo: più è trasparente e partecipativa, più favorisce processi democratici.

Da questa consapevolezza è nata l’iniziativa Olio per la Pace. Nel cuore di una crisi umanitaria complessa e dolorosa come quella che colpisce la popolazione civile di Gaza, la collaborazione avviata tra Arci e Gioosto ha dimostrato che, pur nella sua apparente semplicità, l’utilizzo della piattaforma digitale per legare voto col portafoglio e solidarietà racchiude un potenziale trasformativo straordinario. Olio per la Pace non è solo un progetto solidale: è una lezione di economia civile, una dimostrazione concreta di come si possa ridare significato al consumo quotidiano attraverso scelte etiche, consapevoli e collettive.
Il risultato di questa alleanza è un pacco a impatto sociale che, nel suo piccolo, compie due miracoli: unisce chi produce secondo giustizia e chi consuma secondo consapevolezza, e trasforma un’azione individuale in una scelta politica collettiva.
È un invito, non retorico ma operativo, a ripensare le proprie scelte di acquisto online e anche le pratiche aziendali in ottica di responsabilità sociale diffusa.
Nella fotografia in apertura, popolazione civile palestinese in cammino accanto al centro di distribuzione degli aiuti umanitari chiuso dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite che aiuta i rifugiati palestinesi a Jabaliya, nella Striscia di Gaza. AP Photo/Jehad Alshrafi (LaPresse)
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