Guerre

Gaza, senza aiuti dall’esterno prende sempre più forma lo spettro di una carestia

ActionAid lancia l'ennesimo appello alla comunità internazionale, dopo la diffusione degli ultimi dati sul livello di insicurezza alimentare. Almeno 57 persone sarebbero morte di fame da quando è iniziato il blocco totale nella Striscia. Anche i bambini costretti a consumare un solo pasto quotidiano

di Redazione

L’intera Striscia di Gaza rischia di essere travolta da una grave carestia. Lo annuncia ActionAid a seguito della pubblicazione degli ultimi dati forniti dall’Ipc (lo standard globale che classifica il livello di insicurezza alimentare) su Gaza. Il quadro allarmante non sorprende affatto, alla luce del persistente e deliberato rifiuto delle autorità israeliane di consentire l’ingresso di cibo e altri aiuti salvavita nel territorio. Una situazione che ActionAid non esita a definire in una nota diffusa oggi «una macchia sulla coscienza dell’umanità». Nonostante settimane di disperati allarmi, «questa crisi è stata lasciata degenerare fino al punto terrificante in cui la carestia non è solo possibile, ma sempre più probabile», sottolinea la nota.

«Posso solo descrivere la condizione in cui viviamo», spiega Lina, una mamma di Gaza. «Le nostre scorte in dispensa e le conserve stanno finendo. Si spezza il cuore quando un bambino chiede un frutto e non puoi dargli qualcosa di semplice come una banana o un’arancia. Sopravviviamo con un pasto al giorno. Ogni membro della famiglia riceve una pita (il pane tipico di quei territori, ndr), che può mangiare quando preferisce: di solito la conserviamo per pranzo. Al mattino mangiamo qualche biscotto con il tè. Il pasto principale è il pranzo, di solito pasta o riso, ma anche questi alimenti stanno diventando sempre più difficili da trovare: o non sono disponibili, o costano troppo».

«I nostri colleghi, i partner e le donne e ragazze con cui lavoriamo a Gaza, ci raccontano che la situazione alimentare è già del tutto catastrofica e che anche solo trovare un pasto al giorno è sempre più difficile», prosegue la nota di ActionAid. «Migliaia di bambini sono in cura per malnutrizione acuta e almeno 57 persone sarebbero morte di fame da quando è iniziato il blocco totale».

«In gravidanza dovrei mangiare molte cose, ma purtroppo non c’è niente: né frutta, né proteine, né latte, né uova, né formaggio», commenta Leen, incinta di nove mesi e affetta da malnutrizione e anemia. «Tutto questo ha un effetto su di me, e ho molta paura che possa colpire anche il bambino».

Non c’è nulla di inevitabile in questa crisi: le autorità israeliane potrebbero decidere, fin da subito, di aprire i valichi e permettere l’ingresso degli aiuti salvavita, già pronti e in attesa di essere distribuiti. «La comunità internazionale deve svegliarsi di fronte alla gravità della situazione e fare tutto ciò che è in suo potere per fare pressione affinché ciò avvenga», conclude la nota. «Serve un’azione urgente per evitare altre morti per fame, e una fine permanente della guerra, ora. L’alternativa è impensabile».

Credit: foto di Musa Alzanoun