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Valutare l’impatto ai tempi dell’Ai

Per quattro giorni a Bologna, oltre mille esperti di valutazione di impatto da tutto il mondo hanno ragionato di come l'Intelligenza artificiale possa cambiare la misurazione. Ne parliamo con Julia Hoffmann, che ne ha seguito i lavori, e ascolteremo i contributi di Alan Ehrlich, presidente international Association of Impact Assessment - Iaia, Maria Pia Sacco, senior advisor presso la società australiana Pillar Two, e Alberto Diatini, ricercatore post-doc dell'Università di Ferrara. Ascolta

di Giampaolo Cerri

ProdurreBene è la newsletter settimanale dedicata alle abbonate e agli abbonati di VITA, dedicata ai temi dell’impatto, degli Esg, della responsabilità sociale di impresa, della filantropia e, più in generale, alle molte buone ragioni di un’economia più giusta.

Per quattro giorni a Bologna (dal 1 al 4 maggio) si è parlato di valutazione di impatto, ambientale e sociale, e intelligenza artificiale. Come l’Ai generativa la cambierà? Che cosa c’è da aspettarsiiin termini di maggiore efficacia dalla misurazione? Sarà più facile “scontarne” i benefici applicandoli in campo ambientale o ne gioverà di più l’area dei diritti umani, per esempio, o i temi sociali in genere?

Si trattava della conferenza annuale della International association for impact assessment – Iaia.

Julia Hoffmann

Per noi c’era Julia Hoffmann, esperta di filantropia, impatto e Sdg che, in questo episodio, racconta di cosa si è parlato, di quali le sfide poste, della loro percezione soprattutto nell’esperienza di moltissimi partecipanti (oltre un migliaio), con una massiccia rappresentanza anche di Paesi del Sud del mondo, segnatamente dall’Africa.
Ascolteremo anche le voci di Alan Ehrlich, presidente Iaia2025, esperto canadese di valutazione di impatto ambientale, Maria Pia Sacco, senior advisor presso la società australiana Pillar Two, e Alberto Diatini, ricercatore postdoc presso l’Università di Ferrara.

Maria Pia Sacco, Pillar Two

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Ascolta l’episodio.

Nella foto di apertura, di David Goldman per AP Photo/LaPresse, i magazzini di Edesia Nutrition a North Kingstown nel Rhode Island, Stati Uniti: un’azienda non profit produttrice di alimenti di primo intervento contro la malnutrizione.

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