Convergenze
Università e Terzo settore, la sfida di una formazione dedicata
Il prossimo 23 maggio all'Università di Modena-Reggio Emilia, su iniziativa dell'ateneo, della Fondazione Marco Biagi e del suo coordinatore scientifico Tommaso Fabbri, non profit, accademia e politica ragionano, per una giornata, dei bisogni formativi del Terzo settore. Con la vice-ministra Maria Teresa Bellucci, Stefano Zamagni, Giorgio Fiorentini, Stefano Granata, Bruno Molea, Serena Porcari, Vincenzo Falabella, Antonio Danieli, Raffaella Pannuti, Alberto Alberani, Gianluca Salvatori, Rita Bertozzi, Matteo Pedrini, Federica Bandini e molti altri. VITA ci sarà

«Terzo settore e capitale umano, quale contributo dalla formazione universitaria?»: se lo chiede la Fondazione Marco Biagi, fondazione strumentale dell’Università di Modena Reggio Emilia per le iniziative della Terza missione, che ha organizzato per il prossimo 23 maggio un seminario nella propria sede modenese, nell’ambito del progetto «CoME In! Comunità Eque Inclusive e Innovative», finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e che, attraverso un corso di perfezionamento universitario, intende formare manager per l’innovazione sociale e aggiornare le competenze dei responsabili delle risorse umane in ottica sostenibile e inclusiva.
Fine anni ’90 e l’entusiasmo per una formazione dedicata
L’offerta di formazione per il mondo del non profit aveva preso vigore alla fine degli anni ’90, in quella stagione di grandi entusiasmi che cominciarono a far rendere familiare l’idea stessa di un Terzo settore (la nascita del Forum, lo ricordiamo, è del 1994, l’anno in cui nasceva anche il nostro giornale).
Un entusiasmo a cui il mondo accademico aveva risposto con alcuni corsi e certamente con un’attenzione simpatetica, se vogliamo.
Nel tempo, l’entusiasmo è apparso affievolirsi, le iniziative si sono diradate, l’offerta formativa ristretta: molti i motivi, certamente il progressivo assottigliarsi delle risorse, del Fondo di finanziamento ordinario degli atenei, e forse anche una domanda di professionalità da parte del Terzo settore, che non è risultata elevata come ci si poteva attendere.
La necessità di tornare a formare profili
per il Terzo settore

Molta acqua è passata sotto i ponti della società civile e dell’accademia e forse era venuto il momento di ri-mettere a tema la questione perché, come scrivono gli organizzatori nella presentazione, «a seguito dell’approvazione nel 2017 del Codice del Terzo settore, dei successivi Decreti attuativi e, non ultimo, della comunicazione della Commissione Europea in tema di fiscalità agevolata, le organizzazioni di Terzo settore sono state diversamente sollecitate in termini di formazione. Se, in una prima fase, è stato necessario dotarsi prioritariamente delle competenze necessarie agli adempimenti amministrativi e burocratici, oggi la domanda di formazione sembra essere molteplice: sul versante dell’organizzazione interna, in termini di reclutamento e gestione del personale, ma anche nei confronti dell’esterno, in termini di comunicazione e di fundraising». A Modena, hanno messo insieme alcune grandi realtà nazionali di Terzo settore, alcuni atenei ancora molto attivi sul versante della formazione per quest’area e la politica nazionale e locale, a cominciare da Maria Teresa Bellucci che, in quanto viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali con delega al Terzo settore, è certamente il livello governativo più elevato in materia.
Zamagni – Fiorentini, il valore di un inizio

I lavori, che cominceranno alle 10,00, dopo i saluti di rito delle varie istituzioni accademiche e cittadine e un’introduzione della ricercatrice di Fmb, Elena Costantini, partiranno con una riflessione quasi storica, sicuramente un tributo a chi ha vissuto da protagonista le prime iniziative accademiche in materia: chi scrive avrà infatti il piacere di dialogare con Stefano Zamagni (foto sotto, ndr), professore emerito dell’Alma Materi di Bologna, forse lo studioso a cui il Terzo settore è maggiormente tributario in Italia – visto che lui, concettualizzò questo aggregarsi della società civile, usandone per primo l’espressione anche come “Terzo pilastro” – e Giorgio Fiorentini, past professor di Sda Bocconi, cui si deve sempre negli anni ’90, alla creazione di un Master in Management del Non profit da cui è passata molta della meglio gioventù della filantropia, dell’economia civile, del Terzo settore in generale.
Il valore di un inizio hanno voluto titolare questa panel gli organizzatori.
Le domande della politica e i bisogni del non profit
Seguirà la tavola rotonda della politica e della rappresentanza, a discutere intorno alla domanda Quale capitale umano, per quale Terzo Settore? Risponderanno appunto la viceministra Bellucci, Alberto Bellelli, dell’assessorato regionale al Welfare Regione Emilia Romagna, Alessandra Camporota assessora del Comune di Modena, Davide Prandi, assessore Comune di Reggio e Alberto Alberani, portavoce del Forum del Terzo settore dell’Emilia-Romagna, nonché componente dell’Osservatorio nazionale sulle disabilità. Da notare che tutti gli assessorati coinvolti hanno “delega al Terzo settore”.

Nel pomeriggio, a partire dalle 14,30, al centro della riflessione sarà Quali bisogni formativi esprime il Terzo settore? A rispondere saranno i dirigenti di alcune delle più importanti realtà, in campo filantropico, come Antonio Danieli vicepresidente e direttore generale Fondazione Golinelli, Stefano Granata, presidente Federsolidarietà Confcooperative, Vincenzo Falabella presidente Fish, Bruno Molea presidente Aics, Raffaella Pannuti, presidente Fondazione Ant e Serena Porcari presidente Dynamo Academy. Da notare che sia Falabella, sia Molea sono consiglieri del Cnel, nominati proprio per l’area non profit. A moderarli sarà un esperto “certificato”, per così dire, ossia l’amministratore delegato di VITA, Giuseppe Ambrosio, che era giovanissimo docente nel master già citato della Sda Bocconi e che ha poi intrapreso una brillante carriera nel non profit ma che insegna ancora nel master in Scienze e Management del Terzo settore alla Lumsa di Roma, che co-dirige con Filippo Giordano.
Accademia, esperienze in atto
Moderati da Tindara Addabbo, docente Unimore che siede nel comitato scientifico di Fmb, saranno alcuni rappresentanti del mondo accademico a raccontare le esperienze in atto: si tratta di Federica Bandini, dell’Università di Bologna, Rita Bertozzi di Unimore, Gianluca Salvatori, segretario della Fondazione Euricse dell’Università di Trento e, come tale, impegnato nel master in Gestione dell’impresa sociale, e Matteo Pedrini, direttore dell’Altis della Cattolica Milano.

Sarà Tommaso Fabbri, direttore del Dipartimento di Economia Marco Biagi dell’Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore scientifico di Fondazione Marco Biagi a chiudere i lavori. «Conoscenze e competenze», spiega Fabbri a VITA, «sono oggi fondamentali per la tenuta istituzionale, la qualità ambientale e lo sviluppo socioeconomico degli ecosistemi territoriali. Il terzo settore, per il suo prezioso portato valoriale e alla luce delle importanti trasformazioni che sta conoscendo, ha necessità di nuove competenze, strategiche e operative e l’università deve attrezzarsi per rispondere a questo fabbisogno. Ma il terzo settore è anche il punto di innesco di un processo rinnovamento della governance territoriale, ispirata alla reciprocità tra istituzioni e orientata al “bene comune”, in cui l’università può e deve giocare un ruolo proattivo».
La partecipazione è libera, previa registrazione, utilizzando il QR Code del programma sottostante.
Nella foto di apertura, di Mauro Scrobogna per LaPresse, un’aula universitaria dell’Università Sapienza di Roma.
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