Cultura
Papa: respira meglio ma è a rischio d’infezioni
Dopo la tracheotomia di ieri, il papa respira meglio, da solo. Ora pero' per i medici il pericolo da scongiurare sono le infezioni broncopolmonari che incombono
di Redazione
Dopo la tracheotomia di ieri, il papa respira meglio, da solo, senza l’ausilio di macchine. Si alimenta autonomamente; ma non potra’ parlare per giorni anche se un tappino che chiude la cannula potrebbe permetterglielo. E se l’operazione si e’ resa necessaria per una nuova crisi respiratoria provocata dalla ricaduta influenzale, la cannula in trachea – secondo gli esperti – non dovrebbe essere lasciata per piu’ di una settimana, tempo ritenuto sufficiente per superare il fatto acuto. E anche la degenza di Wojtyla non dovrebbe protrarsi per piu’ di sette giorni. Ora pero’ per i medici il pericolo da scongiurare sono le infezioni broncopolmonari che incombono in un paziente anziano, affetto da piu’ di 15 anni dal morbo di Parkinson e con una cannula nella trachea. Per questo le terapie antibiotiche diventano fondamentali. ”Se alla base dell’intervento di tracheotomia c’e’ stato un edema della laringe – spiega Roberto Filipo, otorinolaringoiatra dell’universita’ di Roma La Sapienza – con le terapie opportune a base di antibiotici e cortisone si dovrebbe risolvere; e meno si tiene la cannula – aggiunge – meglio e’, perche’ l’aria entra direttamente nella trachea bypassando le alte vie respiratorie che fanno filtro per evitare i germi. Se, invece, la cannula, per vari motivi, dovesse essere lasciata per un periodo molto piu’ lungo, il gran lavoro dei medici sara’ concentrato nel gestire le eventuali complicazioni”. La malattia di Parkinson nelle fasi avanzate, spiega il neurologo di Milano Gianni Pezzoli, puo’ avere ripercussioni anche sui muscoli della laringe, della deglutizione e i muscoli respiratori e c’e’ il rischio che la saliva accumulata finisca nei polmoni. ”Tuttavia – continua Pezzoli – l’evoluzione della malattia che si osserva nel papa e’ benigna perche’ Wojtyla si trova in discrete condizioni e le complicanze che sta avendo sono considerate normali dopo 17 anni di malattia, in una persona che ha 85 anni. Il papa – ha proseguito – in questi giorni si e’ dimostrato collaborativo nelle cure e sa bene cosa gli stanno facendo. Certo, in futuro dovra’ essere particolarmente riguardato, soprattutto per cio’ che attiene ai suoi molteplici impegni e alle sue attivita’ pubbliche”.
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