Amministrazioni locali
Nei comuni infiltrati dalla criminalità organizzata crolla la spesa sociale e salgono le tasse
Una ricerca dell’Unità di Informazione finanziaria di BankItalia ha utilizzato un approccio statistico studiando i bilanci dei municipi sciolti per mafia: tasse più alte e poco welfare

Più tasse e meno welfare. Tariffe dei servizi rincarate e occhi chiusi sull’evasione fiscale. Bilanci comunali ingessati e appalti truccati aggiudicati, guarda caso, alle imprese legate alle organizzazioni criminali. Sono i segreti della mafia economy applicati alle pubbliche amministrazioni locali.
A squarciare il velo è uno studio curato da Stefano Iezzi e Caudio Pauselli dell’Unità di Informazione Finanziaria – Uif della Banca d’Italia che ha l’obiettivo di stimare, attraverso un approccio statistico e algoritmi di apprendimento automatico (machine learning), il rischio di infiltrazione mafiosa nei comuni italiani tra il 2016 e il 2021.
Lo studio sui bilanci
Dalla ricerca effettuata sulle principali voci di spesa e di entrata dei municipi sciolti per mafia emerge che i bilanci si caratterizzano per costi operativi più elevati, a causa per esempio delle assunzioni clientelari, a fronte invece di spese correnti più basse nei settori del trasporto pubblico locale ma soprattutto dell’istruzione e dei servizi sociali.
Una categoria, quest’ultima, che comprende: i diritti sociali, le politiche sociali e per la famiglia, le politiche per i giovani, lo sport e il tempo libero, la tutela della salute, le politiche per l’occupazione e la formazione professionale. Il welfare, in una parola.
Robin Hood al contrario
Risultati, dunque, che smentiscono la leggenda metropolitana secondo cui le mafie sarebbero vicine ai bisogni delle fasce più deboli. Le amministrazioni in cui si sono insinuati i clan sembrano semmai dei Robin Hood al contrario che tolgono ai poveri per dare ai ricchi, specie se contigui alle cosche. Basti pensare ai temi dell’inefficienza nella riscossione dei tributi e alla gestione opaca degli appalti, privi talvolta finanche dei nomi delle imprese vincitrici.
Secondo l’indagine, infatti, i municipi infiltrati presentano «una maggiore rigidità della spesa e un’allocazione impropria di fondi verso settori quali l’edilizia e la gestione dei rifiuti». Si tratta di settori strategici per il riciclaggio di denaro e spesso sfruttati dalla criminalità organizzata. La ridotta efficienza nella raccolta delle entrate può essere attribuita invece a una minore capacità amministrativa.
L’organismo antiriciclaggio di Bankitalia, pur precisando che l’indicatore di rischio proposto nello studio è ancora in una versione sperimentale, spiega che una volta affinato potrà contribuire a elaborare politiche antimafia più efficaci in grado di orientare le risorse e gli interventi nei comuni a rischio più elevato di infiltrazione e di migliorare la trasparenza delle amministrazioni pubbliche nelle aree maggiormente vulnerabili.
In apertura palazzo Koch, sede della Banca d’Italia foto Di Mister No, CC BY 3.0, Wikimedia commons
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.