Lettera a Papa Leone
Il coraggio di pronunciare parole di pace? Noi ragazzi migranti lo abbiamo
Gli studenti della Scuola Penny Wirton, fondata da Eraldo Affinati, scrivono a Papa Leone. Una lettera che ha preso forma lungo un "Cammino di Pace" iniziato il 5 maggio e terminato davanti alla cassetta della posta del Vaticano

Erano partiti il 5 maggio dalla stazione Centrale di Milano, sono arrivati a Roma il 14 maggio. In mezzo, un “Cammino della pace” che ha visto Eraldo Affinati, scrittore e fondatore della Scuola Penny Wirton e Piero Arganini, responsabile della Penny Wirton di Parma, percorrere l’Italia per incontrare i ragazzi delle varie sedi della scuola e raccogliere i loro pensieri sulla pace. L’obiettivo era quello di consegnare al nuovo pontefice – al momento della partenza non ancora eletto – una lettera ricca di idee, suggestioni e parole che vengono dal cuore di chi ha affrontato l’esperienza della migrazione. «In tempi come questi il pacifismo non può essere lasciato solo ai politici o agli opinionisti, ma serve una riflessione più ampia che riguardi tutti noi», dice Affinati. «La pace, quella vera, la si costruisce nell’incontro con l’altro, che è quello che facciamo tutti i giorni alla Penny Wirton. E il nostro “cammino” è stato proprio questo: abbiamo mostrato l’Italia agli studenti delle nostre scuole, mentre loro ci raccontavano la propria storia».

Ecco la lettera che i ragazzi hanno consegnato a Papa Leone.
A Papa Leone XIV,
siamo ragazzi e ragazze della Nigeria, del Mali, del Burkina Faso, del Camerun, dell’Uganda, del Congo, del Bangladesh, dell’Afgha- nistan, della Columbia, del Perú, della Cina, dell’Albania, della Tunisia, del Marocco, dell’Egitto. Frequentiamo le scuole “Penny Wirton” per l’insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati. Fra di noi ci sono famiglie con bambini. Persone analfabete nella lingua madre ma anche laureati, perfino ingegneri e studiosi dell’arte. Ci chiamiamo Nazmul, Shuro, Mohamed, Ibrahim, Konan, Sofia, Zafax, Maxim, Denis, Francisca, Marina, Irina, Xien, Orang, Houssein. Veniamo da paesi in guerra, come la Siria, il Sudan, l’Ucraina, la Palestina, lo Yemen. Siamo musulmani, cristiani, induisti, buddisti, credenti e non credenti. Molti sono ospiti in centri di accoglienza, altri abitano presso amici e parenti. C’è chi lavora e chi studia. Diversi non fanno ancora niente, in attesa di un futuro migliore. Abbiamo lasciato le nostre case e le nostre famiglie per sfuggire alla miseria, alla povertà, all’ignoranza, ai litigi, alle lotte fuori e dentro di noi.
Durante i lunghi viaggi per venire in Italia, attraverso deserti e mari, superando frontiere, abbiamo rischiato la vita. Adesso siamo felici di essere stati accolti in questo paese e stiamo imparando l’italiano per riuscire a trovare una sistemazione. C’è chi vuole diventare muratore, chi pizzaiolo, chi campione di calcio, chi saldatore, chi magazziniere, chi medico, imprenditore e professore. Conosciamo la violenza, alcuni di noi sono stati in prigione, anche torturati. Adolescenti che hanno visto coi loro occhi il male umano, ma quando ridono sembrano averlo superato.

Appena abbiamo saputo di questo “Cammino” da Milano a Roma, organizzato dalla nostra scuola “Penny Wirton” lungo il vecchio tracciato della via Francigena, abbiamo aderito con entusiasmo all’invito di consegnare a lei, appena eletto Papa, le parole della pace, che sono le stesse di sempre; ce le dicevano i nostri padri e i nostri nonni, identiche a quelle che ventisei anni fa vennero ritrovate nelle tasche dei due giovani guineani, Yaguine Koïta e Fodé Tounkara, morti assiderati nel carrello di un aereo all’aeroporto di Bruxelles: giustizia, sorriso, sicurezza, amore, umiltà, speranza, fiducia, accoglienza, vita serena. Niente di nuovo sotto la luce del sole. Gli educatori ci hanno spiegato che queste parole le usano in tanti, al punto che non hanno più il valore di un tempo, troppo spesso suonano false, quasi non si possono più pronunciare. Ci vuole coraggio per farlo. E noi, come lei, crediamo di averlo. Per questo ci affidiamo alla sua sapienza e lungimiranza affinché, sfidando le consuetudini del mondo, le diffonda ai governanti del pianeta Terra.
Con tanto rispetto e gratitudine,
I ragazzi delle Scuole Penny Wirton
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