Una giornata speciale
Quel filo lungo 30 anni tra visione sociale e competenze “non lineari”
A Forlì, alumni provenienti da tutta Italia e dall’estero, studenti attuali, docenti e professionisti hanno partecipato ad una giornata dedicata al Corso di laurea magistrale in Management dell’Economia sociale - Mes dell’Università di Bologna, nato 30 anni dall'intuizione del professor Stefano Zamagni. Un percorso che ha formato professionisti capaci di coniugare visione strategica e competenze manageriali per guidare realtà che generano valore economico, promuovendo al contempo benessere sociale e inclusione
di Alessio Nisi

L’economia sociale può davvero cambiare il mondo. È un po’ questo il messaggio che ha attraversato la reunion del Corso di laurea magistrale in Management dell’Economia sociale – Mes dell’Università di Bologna. L’appuntamento ha riunito al Teaching hub del Campus di Forlì oltre 100 partecipanti, tra alumni provenienti da tutta Italia e dall’estero, studenti attuali, docenti e professionisti del settore.
Tra i protagonisti della giornata, Stefano Zamagni, docente di economia all’Università di Bologna, figura di riferimento per gli studi sull’economia sociale.
Il corso di laurea è nato nel 1997 da un’intuizione proprio di Stefano Zamagni, tra i primi in Italia a sostenere la necessità di portare l’economia sociale nelle aule universitarie.
La Laurea magistrale in management dell’Economia sociale ha saputo nel tempo rispondere al bisogno del Terzo settore di avere professionisti capaci di coniugare visione strategica e competenze manageriali per guidare realtà che generano valore economico, promuovendo al contempo benessere sociale e inclusione.
Oggi, a quasi trent’anni dalla sua nascita, il corso è riconosciuto come un punto di riferimento nazionale e internazionale. Frequentare questo corso significa, infatti, acquisire strumenti avanzati per progettare, gestire, valutare e guidare organizzazioni complesse in un contesto in continua trasformazione.

Un percorso con competenze diverse
Il Mes attrae studenti che non cercano una carriera standardizzata, ma desiderano costruire un cammino professionale che unisca competenze economico-manageriali, sensibilità sociale e capacità progettuale.
È un percorso formativo che stimola la visione critica e che prepara a professioni in continua trasformazione, in cui l’impatto sociale è leva
fondamentale.
Durante la reunion, le tavole rotonde hanno evidenziato proprio quanto i
percorsi non lineari siano oggi un valore aggiunto: esperienze ibride, contaminazioni tra profit e non profit, storie di cambiamento hanno dimostrato la forza del capitale umano formato in questo contesto.
Economia è speranza
Nel suo intervento, Elena Beccalli, rettore dell’Università cattolica del Sacro
Cuore, ha evidenziato la necessità di un cambio di paradigma che metta al centro una visione dell’essere umano fondata sul valore della relazione.
Economia e finanza, per essere realmente efficaci e sostenibili, devono poggiare su un’etica che riconosca la centralità della persona e la sua intrinseca dimensione relazionale. In quest’ottica, diventa fondamentale promuovere percorsi formativi capaci di generare e diffondere nuovi modelli interpretativi, in
grado di accogliere una pluralità di concezioni sul ruolo dell’impresa e, più in generale, sul significato stesso dell’economia.
Come leggere l’economia sociale
Come ha ricordato Stefano Zamagni, l’economia sociale può essere interpretata secondo tre prospettive: quella tedesca, che si basa sull’auto-organizzazione. Quella anglosassone, focalizzata sulla misurazione dell’impatto e quella italiana, che trae ispirazione dalla tradizione francescana.
È quest’ultima la prospettiva che il Mes intende promuovere, fondata sulla necessità di mettere la natura relazionale della persona al centro e sull’idea
che il fine dell’impresa sia la creazione di valore che viene redistribuito nei territori in cui l’impresa opera.
Il concetto di conazione, introdotto dallo stesso Zamagni, ha offerto un’ulteriore chiave interpretativa: non è sufficiente acquisire conoscenze, è necessario trasformarle in azione concreta. È da questa alleanza tra sapere e fare che può nascere un nuovo protagonismo sociale, soprattutto per le giovani generazioni.
La relazione tra tecnologia e sapere
L’intervento della presidente del Consiglio nazionale della ricerche – Cnr, Maria
Chiara Carrozza, ha posto poi l’attenzione sulla relazione profonda tra ricerca, tecnologia e università. È’ stato un richiamo importante per chi opera nel sociale: innovare non significa solo digitalizzare, ma saper integrare saperi diversi per rispondere ai bisogni complessi della società.
Networking e cultura: il valore della comunità
A chiusura della giornata spazia al networking tra alumni e studenti, fondamentale per rafforzare legami e favorire occasioni professionali, e lo spettacolo teatrale #Iosiamo – Dall’io al noi!, interpretato da Tiziana Di
Masi che, raccontando le storie di alcuni volontari, ha consegnato ai presenti un messaggio potente: l’amore non è mai inutile.
Ma la reunion non è stata solo una festa tra ex studenti. È stata un’occasione per costruire ponti tra generazioni, rafforzare reti professionali e dare concretezza a un’idea: un altro modo di fare economia è non solo possibile, ma già in atto. Ed è questa consapevolezza che i partecipanti si sono portati a casa, oltre alle parole ai ricordi. Ognuno, nel proprio ambito di lavoro e nella propria comunità, è ora chiamato a dare continuità a quanto sperimentato durante l’incontro, trasformando in azione quotidiana i valori e le visioni emerse.
In apertura e nel testo foto dell’Università di Bologna
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