Arte
Dal palcoscenico alla vita: quando il teatro insegna ai ragazzi a mettersi in gioco
Da 18 anni il progetto Laiv permette agli studenti delle scuole superiori di scoprire se stessi attraverso la recitazione, la musica, la poesia. Fino al 31 maggio il Festival conclusivo in provincia di Cremona. «Abbiamo puntato molto sulla socializzazione per contrastare il problema dell’isolamento dei ragazzi», spiega Vanessa Dalla Ricca, referente organizzativa

Una ciurma di pirati solca i sette mari alla ricerca di misteriosi fagioli magici, mentre Antonio e Cleopatra provano a risolvere i loro conflitti con la terapia di coppia. A teatro si può fare di tutto: si sale sul palco, ci si spoglia della paura del giudizio, si indossa una maschera e si dà vita a una storia che, prima di tutto, fa crescere chi la impersona, specie se si tratta di ragazzi. È proprio per questo che da 18 anni esiste Laiv – Laboratorio arti interpretative dal vivo, progetto che porta nelle scuole superiori la recitazione, ma anche la musica, la poesia, la danza.
Organizzato con il sostegno di Fondazione Cariplo da Teatro Magro e Teatro Itinerante in collaborazione con l’associazione culturale Etre, la cooperativa sociale Alchemilla e l’Università di Pavia, il progetto quest’anno ha coinvolto 720 studenti degli istituti lombardi e delle province piemontesi di Novara e Verbano-Cusio-Ossola. Fino al 31 maggio saranno a Casalmaggiore (Cremona) per portare nuovamente sul palco i loro spettacoli all’interno del Festival LaivIn Action, ma anche per partecipare a laboratori e momenti di confronto pensati per metterli in dialogo tra loro. «È importantissimo dare la possibilità ai ragazzi di esprimere il proprio potenziale creativo. Ognuno ha un talento, ma non sempre i ragazzi hanno occasioni per esprimerlo. I laboratori a scuola sono una grande opportunità, perché danno valore ad un momento importante, che aiuta a crescere, a vincere la paura e l’emozione di salire su un palco, a mettersi in gioco davanti ai compagni», spiega Sarah Maestri, membro della Commissione centrale di beneficenza di Fondazione Cariplo. Insomma, grazie a Laiv si fa un percorso che apre una finestra sulla propria personalità, «poi chissà, ci sarà anche qualcuno che andrà avanti per quella strada, ma l’obiettivo principale è di dare a tutti i ragazzi l’opportunità di provare, di cimentarsi, senza pressioni, liberamente».

Tra chi ha proseguito su questa strada c’è Vanessa Dalla Ricca, che nel 2007 ha partecipato alla prima edizione del progetto e oggi è operatrice teatrale di Teatro Magro, referente dell’organizzazione del Festival. «Devo dire che sono andata abbastanza casualmente a fare teatro a scuola», racconta a VITA. «Ho trovato molto interessante l’incontro con Teatro Magro e il loro (ora anche suo, ndr) stile vicino al teatro sperimentale. Ho iniziato in quarta liceo e ho fatto due anni all’interno del progetto Laiv, ma anche dopo la maturità sono rimasta in contatto con gli operatori e ho iniziato a fare delle piccole performance, poi sono entrata a far parte del progetto in qualità di operatrice».
Un festival a Casalmaggiore
Cuore pulsante del Festival sarà la maratona di spettacoli, ma non si tratta di una gara o di una competizione per vedere chi è più bravo. Semplicemente, la cinque giorni di Casalmaggiore è il momento conclusivo di un percorso intenso, al termine del quale si può continuare a imparare ascoltando il racconto di chi ha fatto un’esperienza analoga ma in un’altra scuola. Nell’organizzare l’appuntamento, spiega appunto Dalla Ricca, l’obiettivo è stato soprattutto quello di mettere in contatto tra di loro i ragazzi. «Il bello e l’importante di un appuntamento come questo è il sentirsi immersi in questa realtà e condividere con i coetanei la propria esperienza, vedere i loro lavori, confrontarcisi. Al di là dell’arte, quest’anno abbiamo puntato molto sull’aspetto della socializzazione, anche per contrastare il problema dell’isolamento dei ragazzi che è il vero tema di questo periodo».
Anche per questo, grande spazio è stato dato al racconto in prima persona da parte degli studenti. «Gli abbiamo chiesto di portare delle immagini relative al loro laboratorio e tantissime riguardavano il concetto di crescita. “Prima ero timido e imbarazzato, non ero a mio agio sul palco, mentre ora ho più sicurezza”: robe così, che raccontano di un rafforzamento dell’autostima», illustra ancora Dalla Ricca. «Ma le arti interpretative sono anche un modo per educare alla relazione: stare sul palco con altre persone con altre persone significa imparare a dosare i momenti di protagonismo. E, aggiungo, permettono di fare un bel lavoro anche sul riconoscimento e il controllo delle proprie emozioni».
I numeri di 18 anni
In 18 anni, il progetto Laiv ha coinvolto circa 42.600 studenti da 344 scuole diverse, seguiti da almeno 1.750 docenti. Non tutti si avvicinano per interesse o curiosità, perché magari al progetto aderisce la classe intera e loro sono quindi «costretti» a partecipare. Non sono rari, però, i casi in cui chi parte scettico poi si riscopre particolarmente coinvolto. «È proprio questo il bello: si tratta di un’occasione per scoprire un talento o un interesse, a prescindere dal fatto che poi lo si persegua. Ma per chi è davvero appassionato a questo tipo di esperienze consiglio una sola cosa: di farle e di essere costanti nell’impegno», conclude Dalla Ricca.
In apertura: foto via Fondazione Cariplo
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