Disagio psichico

L’allarme dei medici: la politica non dimentichi la neuropsichiatria

La prossima settimana saranno discussi in Commissione Affari Sociali del Senato i Ddl sulla salute mentale: i servizi per i più piccoli, però, restano in secondo piano, mentre ne vengono immaginati di nuovi per chi ha dai 14 ai 25 anni. Ma la prevenzione inizia molto prima. E si fa anche dando risposte adeguate, che per un adolescente sono diverse da quelle offerte agli adulti

di Veronica Rossi

«La prevenzione sulla salute mentale non inizia dai 14 anni, ma dal giorno 0. Anzi, dalla gravidanza». Antonella Costantino, già presidente della Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza – Sinpia si fa portavoce della preoccupazione dei suoi colleghi per le conseguenze sull’assistenza a bambini e adolescenti con disturbi neuropsichiatrici dei Disegni di Legge sulla Salute mentale, che saranno discussi in Commissione Affari Sociali del Senato la prossima settimana, a partire dal testo Zaffini, che paiono lasciare in secondo piano la neuropsichiatira, immaginando nuovi servizi per la fascia 14-25 anni. «Nei Ddl, ora diventati emendamenti del disegno di base, sostanzialmente i servizi di neuropsichiatria infantile non esistono come tali», continua. «Sono citati come parte dei Dsm (Dipartimenti di salute mentale, ndr), ma poi non vengono trattati in nessun modo se non facendo riferimento alla sola psichiatria dell’adolescenza, come intercettazione precoce del rischio per l’età adulta».

La maggior parte dei disturbi, tuttavia, non comincia improvvisamente a 14 o a 16 anni; a rischio sono ragazzini che, nella maggior parte dei casi, presentavano delle problematiche non intercettate in precedenza. E non solo di tipo strettamente psichiatrico. «La presenza di una dislessia, di una disabilità intellettiva o di un disturbo dello spettro autistico, per esempio, aumentano le possibilità di soffrire di disagio psichico», dice la dottoressa, «soprattutto se non c’è una presa in carico appropriata e precoce».

Un quattordicenne non è un venticinquenne

Questi interventi sono oggi portati avanti – pur tra mille difficoltà – dalle neuropsichiatrie, che danno risposte a un numero consistente di bambini, ragazzi e famiglie. Nella sola Lombardia, per esempio, sono seguiti 24mila preadolescenti e 28mila adolescenti, su un totale di 135mila bambini e ragazzi da zero a 18 anni. «Appiattire questi servizi alla psichiatria dell’adolescenza significa dimenticare tutte le altre figure professionali, come i professionisti della riabilitazione, e progressivamente mettere in una situazione di grande criticità l’assistenza di tutta quest’area per i più piccoli», aggiunge. «Anche gli adolescenti non sono adulti in miniatura. Hanno bisogno che i servizi che garantiscono loro le risposte siano competenti in questa fase della vita».

Un quattordicenne e un venticinquenne sono due persone completamente diverse: il primo è un minore, un ragazzino, un adolescente ancora in piena crescita; il secondo è ormai in un’età che può definirsi adulta. Non si può pensare che abbiano la stessa presa in carico e lo stesso trattamento all’interno dei servizi; nemmeno, si può immaginare che stiano ricoverati assieme. «Oggi a volte già accade che, in assenza di alternative, siamo costretti a ricoverare i ragazzi nei reparti per adulti», afferma Costantino. «Ma decidere di farlo in maniera sistematica è un altro conto».

Nelle neuropsichiatrie mancano risorse e posti letto

Nelle neuropsichiatrie, infatti, c’è grande penuria di posti letto: nonostante la crescita dei disturbi nei più piccoli, su tutto il territorio nazionale attualmente ce ne sono solo 403. Per garantire risposte adeguate – secondo l’esperta – ne servirebbero almeno 700 (per dare un ordine di grandezza, in pediatria e in psichiatria i posti sono più o meno 4mila). La risposta a questo problema, però, non può essere la sistematizzazione di una soluzione palesemente controproducente per gli adolescenti, costretti ad accedere prima del tempo in reparti dove vengono trattati gli adulti, ma uno stanziamento maggiore di risorse. Così, si riuscirebbero anche a finanziare centri diurni, trattamenti e interventi precoci. «Se vogliamo fare davvero prevenzione dobbiamo cominciare ad agire molto presto», conclude Costantino. «dobbiamo tenere conto di come funziona il neurosviluppo e di quali possono essere i fattori di rischio per i disturbi mentali, anche nelle età più precoci».

Foto in apertura da Unsplash

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