Comitato editoriale Fish

Intransigenti sui diritti, impegnati sulla formazione

Un congresso per cambiare il nome in Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie. E per rilanciare, puntando sulla formazione. Falabella: «Le battaglie per i diritti delle persone con disabilità si vincono solo se sappiamo unire la competenza tecnica alla passione civile, l'analisi approfondita alla capacità di mobilitazione»

di Redazione

Il 31 maggio si è tenuto il congresso ordinario e straordinario della Fish, che – come già annunciato a dicembre in occasione del trentennale dell’associazione, allineandosi con il Decreto legislativo n. 62 del 2024 che elimina l’uso della parola “handicap” – ha cambiato nome in Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie. Il congresso straordinario ha modificato lo statuto, con il cambio di denominazione: «Non è stato un semplice aggiornamento lessicale, ma il punto di arrivo di un percorso condiviso, frutto di anni di battaglie, discussioni ed evoluzioni nel modo di concepire la disabilità», ha scritto il presidente Vincenzo Falabella nella lettera inviata a tutti i delegati.

Anche l’approvazione con voto unanime del bilancio d’esercizio 2024, previsionale 2025 e del bilancio sociale «non è un mero adempimento formale, ma la testimonianza concreta del lavoro svolto e della crescita della federazione. I numeri, i progetti realizzati e gli obiettivi raggiunti – riportati con trasparenza in questi documenti – dimostrano la capacità della Fish di tradurre impegno e visione in risultati tangibili».

Intransigenti sui diritti

Falabella nel suo intervento ha sottolineato come «la forza della Fish risiede nella sua capacità di rappresentare unitariamente il mondo della disabilità, senza mai scendere a compromessi sui diritti fondamentali. Questa autorevolezza non è un dato scontato, ma il risultato quotidiano del lavoro di tutte le associazioni, dei delegati e degli attivisti che, con coerenza e determinazione, portano avanti le istanze delle persone con disabilità e delle loro famiglie nelle sedi istituzionali e nei territori. Il dibattito interno, vivace e talvolta acceso, non è un elemento di divisione ma una ricchezza, purché ogni posizione sia motivata e costruttiva. […] Il dibattito politico interno non è un optional, ma il motore che tiene viva questa forza collettiva. Quando ci confrontiamo apertamente sulle scelte che ci riguardano tutti, non stiamo semplicemente “discutendo di statuti” o “votando mozioni”. Stiamo plasmando il futuro del movimento per i diritti delle persone con disabilità in Italia. Per questo è fondamentale che ognuno di voi si senta non un semplice partecipante, ma parte attiva e indispensabile di questo progetto».

Questo è ciò che ci ha reso forti fino a oggi: la capacità di trasformare le differenze in opportunità, i contrasti in approfondimenti collettivi

Vincenzo Falabella

La Fish, ha detto Falabella, «ha bisogno delle vostre voci, delle vostre ragioni, delle vostre proposte alternative quando non siete d’accordo. Ha bisogno che ogni posizione, anche critica, sia un’occasione per crescere insieme. Questo è ciò che ci ha reso forti fino a oggi: la capacità di trasformare le differenze in opportunità, i contrasti in approfondimenti collettivi. Allo stesso tempo, la Fish ha bisogno di essere riconosciuta, sostenuta, tutelata da tutte le organizzazioni che ne fanno parte. Non come atto formale, ma come impegno concreto: solo uniti, nel rispetto reciproco e nella condivisione dei valori comuni, possiamo garantire alla federazione l’autorevolezza e la stabilità necessarie per rappresentarvi con forza, oggi e in futuro».

E ancora: «Siamo oggi l’organizzazione più rappresentativa in Italia proprio perché abbiamo saputo mantenere saldi i principi di giustizia, inclusione e autodeterminazione, lavorando sempre in una logica di rete e collaborazione. Ma questa forza non è un dato scontato: è il frutto quotidiano dell’impegno di ciascuno di voi, della vostra capacità di portare all’interno delle vostre associazioni, nelle sedi istituzionali, nei territori, nel confronto politico, quella coerenza e quell’intransigenza sui diritti che ci caratterizzano».

Centralità della formazione

Durante il Congresso è stata approvata una mozione che mette al centro la formazione. «La decisione di avviare percorsi di formazione con i territori non è una mera procedura tecnica, ma una scelta politica di straordinaria importanza, che ridefinisce il nostro modo di essere movimento. Non si tratterà di lezioni calate dall’alto, ma di occasioni per riannodare i fili tra il livello nazionale e le realtà territoriali, per condividere linguaggi comuni, per dotarci tutti degli strumenti necessari ad affrontare le complesse sfide che ci attendono (vedasi la legge delega sulla disabilità). Il vero valore aggiunto di questa scelta sta nel suo duplice carattere: da un lato impegna il Consiglio e la Giunta a promuovere e sostenere concretamente questi momenti formativi, dall’altro chiama ciascuno di noi a farsi parte attiva di questo processo», ha spiegato il presidente.

Le battaglie per i diritti delle persone con disabilità si vincono solo se sappiamo unire la competenza tecnica alla passione civile, l’analisi approfondita alla capacità di mobilitazione. Per questo la formazione non sarà un momento separato dall’azione, ma la sua premessa indispensabile

Vincenzo Falabella

Al cuore della c’è una visione precisa: «la formazione non è delegabile a pochi “tecnici” o “addetti ai lavori”, ma deve diventare pratica diffusa, patrimonio collettivo. Questo significa che ogni associazione, ogni federazione regionale, ogni singolo attivista è chiamato a partecipare non come semplice spettatore, ma come protagonista consapevole. Dovremo imparare a metterci in gioco personalmente, a condividere conoscenze, a contaminare le nostre diverse esperienze. Ma c’è un aspetto ancora più profondo in questa decisione: riconosce che senza una partecipazione qualificata e diffusa, rischiamo di vanificare anche le migliori intenzioni. Le battaglie per i diritti delle persone con disabilità si vincono solo se sappiamo unire la competenza tecnica alla passione civile, l’analisi approfondita alla capacità di mobilitazione. Per questo la formazione non sarà un momento separato dall’azione, ma la sua premessa indispensabile».

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