La mobilitazione
Così il mio digiuno contro gli eccidi di Gaza rinsalda anche i legami con la mia famiglia
«Terzo giorno di sciopero della fame. Mi sento bene. Sono un po' ondeggiante e mi muovo con cautela», scrive Marianella Sclavi, 82 anni, tra le fondatrici del Mean - Movimento europeo di azione nonviolenta. «Desidero condividere come una cosa del genere viene vissuta in famiglia, perché è una dimensione quasi sempre trascurata da queste forme di lotta nonviolenta. Ogni giorno mia figlia e mio nipote mi chiamano per sapere come me la cavo. Uno sciopero della fame è anche un'occasione per rinsaldare la solidarietà familiare, che si nutre di solidarietà per le vittime e di ribellione contro i dispotismi di tutti i tipi. Ce n’è grande bisogno»

Marianella Sclavi ha 82 anni. Ha insegnato etnografia urbana, arte di ascoltare e gestione creativa dei conflitti al Politecnico di Milano, e collabora da anni a progetti di risanamento dei quartieri più fragili d’Italia e d’Europa. È un attivista della pratica nonviolenta e tra le fondatrici e portavoce del Mean – Movimento europeo di Azione nonviolenta.
Terzo giorno di sciopero della fame contro gli eccidi a Gaza. Mi sento veramente bene, al mattino un bicchier d’acqua con pastiglia di vitamina c, a pranzo un bicchierone d’acqua con integratori vitaminici e potassio e magnesio, nel pomeriggio e a sera una tisana disintossicante. Sono un po’ ondeggiante e mi muovo con cautela. Quando cammino per strada e vedo altre persone anziane che camminano con cautela, provo un forte senso di solidarietà. Domani sera smetto, anche perché venerdì ho una giornata campale, ma sono molto felice perché la mia catena ha già una successiva scioperante, la quale ha trovato già fra le sue amiche due successive scioperanti (donne, non a caso), pronte a prendere la staffetta quando ognuna di loro smetterà, e ha suscitato il desiderio di altre amiche di diventare loro delle iniziatrici. Sono esperienze di solidarietà che lasciano traccia nelle nostre vite e possono aiutare a smuovere le montagne.
«Io, mia figlia e mio nipote»
Desidero condividere come una cosa del genere viene vissuta in famiglia, perché è una dimensione che quasi sempre viene trascurata da queste forme di lotta nonviolenta. E credo che invece sia un aspetto molto importante e che può aiutare alcune e alcuni di voi a capire meglio questo tipo di esperienza. Quindi riproduco qui il dialogo con mia figlia, che vive a Parigi (ed è una ricercatrice bio-fisica spesso in giro per il mondo) Io: “Ciao, Dove sei? Io sono in treno per Roma, domani inizio uno sciopero della fame di quattro giorni per Gaza”. Lei: “Sì ho visto. (L’avevo scritto su FB ndr). Mi raccomando, bevi tanta acqua, è un po’ pericoloso alla tua età. Io sono a Parigi”. Io: “La dottoressa mi ha raccomandato di mettere sali minerali nell’acqua. Vado a comprarli appena arrivo”. Lei: “Ok!”. Il giorno dopo: “Oggi ho iniziato la dieta acquosa.Tutto bene» Lei: «Buongiorno! Ok! Meglio se non fai troppe uscite, tanto non hai bisogno di fare la spesa! [emoj sorriso]”. Ogni giorno sia lei che mio nipote (17 anni) mi chiamano o mandano messaggi per sapere come me la cavo. Mio nipote: “Grande nonna! Bevi abbastanza? Se ti senti debole, chiamami che accorro!”. Insomma: uno sciopero della fame è anche un’occasione per rinsaldare la solidarietà familiare, una solidarietà familiare che si nutre di solidarietà per le vittime e di ribellione contro i dispotismi di tutti i tipi. Ce n’è grande bisogno.
«Smuovere le montagne»
Due parole sullo smuovere le montagne. Dal 26 maggio il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta in collaborazione con la “Rete dei mille di Trieste” ha promosso uno sciopero della fame ad oltranza con in testa una cinquantina di sindaci di piccoli comuni fra i quali quello di Castelbuono in Sicilia e la presidente della regione Umbria, Stefania Proietti. Nel corso della prima settimana di digiuno, si sono via via uniti membri di vari consigli comunali e assessori di tutta Italia e anche normali cittadini. Al termine della prima settimana, durante una diretta online fra tutti i partecipanti e simpatizzanti, abbiamo deciso di proseguire con un ventaglio di modalità di sciopero della fame, fra le quali quello a staffetta in modo da coinvolgere una grande quantità di persone che non possono farlo ad oltranza ,ma possono aderire per minimo tre giorni e poi passarlo a un conoscente. Sta funzionando molto bene. Ad oggi la condanna del governo di Netanyahu e il riconoscimento di uno stato autonomo della Palestina è stato votato da quattro regioni: Emilia Romagna, Puglia, Umbria e Toscana. Il presidente Mattarella ha ricevuto dalle mani di Stefania Proietti il nostro appello e nel suo discorso in occasione della Festa della Repubblica è intervenuto a muso duro sulla crisi umanitaria nella striscia chiedendo al governo israeliano di riaprire immediatamente i flussi umanitari a Gaza e di bloccare gli assalti agli insediamenti palestinesi in Cisgiordania. Ogni giorno sempre più numerosi stanno aderendo allo sciopero a staffetta di consiglieri comunali e assessori. È un modo anche per loro di interloquire con i loro colleghi, che chiama a fare un salto dalle dichiarazioni di convenienza, a un’assunzione di responsabilità. Verrà il giorno in cui potremo dire “io c’ero”. E mio nipote potrà dire “la mia nonnina c’era”. Non è poco. Qualcosa si muove.
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