Comunità in movimento
Abc, il cantiere aperto che studia le dipendenze tra le vie dello spaccio
Coinvolge cittadini, associazioni ed enti attivi nei quartieri torinesi di Aurora e Barriera di Milano. Un laboratorio permanente che ha dato vita a un documento sulle narcodipendenze a disposizione di chiunque voglia dire no all’indifferenza: «Per raccontare la quotidianità in maniera diversa e consapevole, offriamo occasioni per vivere lo spazio pubblico»

Abbiamo un debole per i luoghi in cui vive una comunità in movimento. Che si interroga e torna indietro, fa manutenzione e poi avanza. La descrizione calza a pennello per Barriera di Milano a Torino. Se ne è parlato tanto nelle ultime settimane, da quando a inizio maggio un ragazzo di 19 anni è stato ucciso in strada, davanti a un portone, i palazzi attorno. Si è scritto di esasperazione e rabbia degli abitanti, di un giro di vite non più rinviabile. Si è tornati a parlare di vie dello spaccio.
Non è certo un tema nuovo. È dentro gli occhi di chiunque abbia attraversato le strade, le piazze e i parchi dove il fenomeno si ripete un giorno dopo l’altro. Dalla pandemia in poi, è un’emergenza. C’è un però. Qui non è stata lasciata in un angolo, tra il non detto e l’indifferenza, qui dal 2022 è attivo il Cantiere Abc, un laboratorio permanente che coinvolge cittadini, associazioni ed enti attivi nei quartieri, confinanti, Aurora e Barriera. Un gruppo nato dalla volontà di fare rete e mettere in comune esperienze e competenze per affrontare le sfide che sta vivendo un pezzo (popolatissimo) di Torino.
Elaborare la questione in maniera collettiva
«Siamo partiti dalle droghe perché in quel momento saltava agli occhi l’alta concentrazione di consumatori, anche tra i giovanissimi, in alcuni luoghi pubblici dei due quartieri», spiega Laura Tori. Non ha un ruolo di portavoce, il Cantiere Abc è un’organizzazione spontanea e orizzontale, è una delle persone che tiene strette le maglie della comunità di Barriera, impegnata nel Centro Donna e nel Circolo Risorgimento. «Abbiamo discusso di diversi altri temi, dalla questione ambientale alla raccolta differenziata alla lotta al degrado».
Alla fine dello scorso anno, la decisione di scrivere un documento: «Avevamo organizzato e partecipato a una serie di incontri con esperti e specialisti del Forum Droghe e del Gruppo Abele, abbiamo portato la nostra testimonianza al primo incontro di Elide, la rete nazionale degli enti locali per l’innovazione sulle droghe nata su impulso dei comuni di Bologna, Torino, Milano, Napoli, Bari e della Città metropolitana di Roma, un’occasione di confronto fra istituzioni locali e realtà dell’associazionismo e del Terzo settore. La presentazione ai rappresentanti della Città di Torino è stato un modo per aprire la discussione, pensare non soltanto alla repressione ma anche alla comprensione, per strutturare forme di lotta allo spaccio più approfondite. A noi preme andare oltre la sensazione di pericolo, non vogliamo negarla ma vorremmo che questo percorso riuscisse a scardinare situazioni che in alcune parti del territorio sono veramente difficili».

Oggi il documento sulle narcodipendenze realizzato dal cantiere Abc è un testo di sei pagine a disposizione di chiunque voglia cambiare paradigma. «Nelle ultime settimane un doloroso fatto di cronaca è stato la scintilla che ha riacceso una morbosa attenzione mediatica e il consueto sciacallaggio sulle condizioni della periferia nord di Torino», spiegano alcuni esponenti del comitato. «Siamo consapevoli che le criticità ci sono ma per affrontarle servono interventi pubblici, a partire dalla revisione delle norme sull’immigrazione che creano emarginazione e ricattabilità fino al sostegno alla povertà. Lo stesso vale per lo spaccio: i pusher sono l’ultimo anello di una catena saldamente in mano alla criminalità organizzata e già affollano per oltre il 30% le nostre carceri, senza che questo abbia minimamente risolto il problema, che anzi sta aumentando. In quest’ottica abbiamo svolto un percorso di approfondimento e ricerca che ha condotto alla stesura del documento sulle dipendenze. Per dare voce ai cittadini e alle associazioni del territorio e per raccontare la quotidianità in maniera diversa e consapevole, vogliamo offrire occasioni per vivere lo spazio pubblico in estate. Lo facciamo dal 17 giugno al 15 luglio in tre giardini pubblici, Alimonda, Bottesini e Montanaro (il programma qui), organizziamo incontri e spettacoli, regaliamo libri, e dunque storie nuove, nei luoghi dello spaccio».
Due quartieri, una crisi
Barriera di Milano e Aurora sono due quartieri popolari che soffrono in modo particolare la crisi economica e sociale degli ultimi anni. La pandemia di Covid-19 ha aggravato una situazione già molto difficile, aumentando i problemi di povertà, carenza abitativa, povertà educativa, deterioramento della sicurezza, e diffusione delle dipendenze da sostanze. A questi problemi si aggiungono la poca cura degli spazi pubblici e l’inefficienza della gestione dei rifiuti, rendendo il quadro più scuro.

Ma, visti da un altro punto di vista, sono due quartieri giovani, dinamici, dove c’è un tessuto incredibilmente fitto di associazioni, gruppi formali e informali e luoghi di aggregazione che mescolano arte e cultura alla solidarietà sociale e alla ricerca di soluzioni per migliorare la vita collettiva. «Abbiamo deciso di unirci per elaborare proposte concrete e di medio-lungo periodo da presentare all’amministrazione comunale. Crediamo che soltanto attraverso la collaborazione tra cittadini, enti e istituzioni sia possibile migliorare la vita dei nostri quartieri».
Il manifesto del Cantiere
Come nasce un manifesto? In assemblea, aperta, e con l’aiuto di figure specializzate. «Ci siamo affidati all’esperienza di due realtà come il Drop In del Gruppo Abele e il Forum Droghe. Grazie al confronto, dal tavolo sono emersi alcuni elementi che sono diventati parte integrante del nostro documento».
Uno: sviluppare un approccio integrato. «Gli interventi devono essere svolti in sinergia tra i diversi attori, che siano essi enti locali, istituzioni, forze dell’ordine, enti di terzo settore, cittadinanza (al cui interno ci sono anche consumatori/trici) […]. Una cooperazione tra cittadinanza e amministrazione potrebbe essere veicolata attraverso due semplici strumenti che l’amministrazione potrebbe attivare con facilità: il “Vigile di Quartiere” e una linea di pronto intervento gestita dalla Polizia di Prossimità, che permetta ai cittadini di segnalare problematiche e avere indicazioni e supporto».
Il testo prosegue con altre strategie: investire sull’educativa di strada, aumentare le risorse per i Serd – Servizi per le dipendenze (che a Torino, si legge nel documento, hanno una attesa di minimo sette mesi per percorsi di presa in carico), lavorare sulla collaborazione e il dialogo con la cittadinanza e aprire una riflessione su esperienze adottate altrove in Europa con la creazione di luoghi protetti dove i consumatori possono fare uso di sostanze illegali sotto supervisione medica. «Esistono oggi molti elementi che creano “disagio” nel quartiere, come il consumo all’interno della cosiddetta “scena aperta” o il vivere quotidiano di molte persone consumatrici in strada, in un contesto inadeguato ai loro bisogni. […] È importante investire e ragionare anche su elementi di arredo urbano che aiutino a restituire loro dignità».

«Non si parla più del traffico di droga nella sua dimensione macro, ma solo del micro-spaccio», prosegue il documento: «riteniamo sia importante chiedere alla politica di guardare alle organizzazioni criminali che lo gestiscono». Con la richiesta, forte e chiara, di attivare delle reti di supporto alle famiglie: «I e le familiari dei consumatori si trovano a dover mediare quotidianamente con il problema che vivono in casa, poiché non dobbiamo dimenticare che il consumo di strada è marginale, e che i dati raccontano di come il 70% dei consumatori lo fa tra le mura domestiche. Spesso il consumo ha conseguenze su tutta la rete familiare e le sue dinamiche, portando talvolta a creare alleanze negative. Va assicurato un percorso di accompagnamento e di sostegno emotivo e di aiuto concreto per le famiglie».
In generale, il manifesto è un grande No all’indifferenza. All’interno del Cantiere è nato un sottogruppo di lavoro che ha deciso di chiamarsi proprio così, ricalcando i movimenti civici attivi negli anni ’80 e ’90 a Torino. L’idea è nata «per sottolineare come l’indifferenza al tema della droga sia trattato e dibattuto male. In silenzio, la droga continua a mietere vittime tra il disinteresse e l’impotenza di tutti. Crediamo che promuovere un dibattito pubblico possa rompere il silenzio e accendere i riflettori su una realtà che interessa molti più giovani di quel che non si creda, principali vittime del consumo». Le conclusioni sono attorno a una parola bellissima e difficile da concretizzare: «Coraggio». Al Cantiere Abc c’è.
In apertura, il mercato di piazza Foroni a Torino visto dall’alto (la fotografia è stata fornita dai Bagni Pubblici, casa di quartiere di Barriera di Milano). Le altre immagini sono del Cantiere Abc
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