Tutela animali
Caccia in deroga ai piccoli uccelli, gli animalisti inviano diffide in tutte le regioni
Dopo la conferenza Stato-Regioni una delibera approvata il 12 giugno sarebbe usata per aprire il fuoco su oltre 800mila piccoli uccelli protetti. Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu Birdlife Italia e Wwf Italia chiedono di non togliere la protezione per esempio di storni e fringuelli
di Redazione

Le Regioni italiane si preparano a riaprire la caccia a più di 800mila piccoli uccelli appartenenti a specie protette, come fringuello e storno, attraverso una preoccupante forzatura del sistema delle deroghe previste dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CE.
Perplessità sulla caccia in deroga
Secondo quanto emerso dalla delibera approvata il 12 giugno dalla Conferenza Stato-Regioni, le amministrazioni regionali si apprestano a distribuire tra loro le cosiddette “piccole quantità” di esemplari cacciabili in deroga, con l’evidente tentativo di ampliare il numero delle specie cacciabili.
Un provvedimento che, oltre a sollevare gravi perplessità giuridiche – sottolineano gli animalisti – sembra nato per rispondere a logiche elettorali regalando ulteriori spari – e divertimento – ai cacciatori.
Regioni diffidate
Le associazioni Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu BirdLife Italia e Wwf Italia hanno trasmesso una diffida formale a tutte le Regioni e Province autonome interessate, chiedendo l’immediato ritiro di ogni intenzione di attivare deroghe al regime di protezione, essendo chiaramente assenti i rigorosi presupposti previsti dalla normativa europea.
«Non esistono motivazioni oggettive che giustifichino tali deroghe se non la volontà di mantenere promesse politiche a scapito della tutela della biodiversità», dichiarano le associazioni . «È una deriva pericolosa che molto probabilmente riaprirà nuovi contenziosi con l’Unione europea, con potenziali ricadute economiche sulle amministrazioni e responsabilità personali per gli amministratori coinvolti, ma anche su tutti i cittadini che dovranno pagare le eventuali sanzioni inflitte dall’Ue».
Italia già condannata per deroghe improprie
Si ricorda inoltre che l’Italia è già stata condannata dalla Corte di Giustizia dell’Ue per un uso improprio delle deroghe, con una delle sentenze (C-573/08) che ha evidenziato gravi criticità nel rispetto dei requisiti richiesti: carenza di motivazioni, reiterazione delle deroghe, mancanza di valutazioni alternative e controlli inadeguati.
Le associazioni ricordano che ogni deroga deve rispettare condizioni rigorose: motivazioni precise, assenza di alternative soddisfacenti, modalità selettive e rigoroso controllo. Nessuna di queste condizioni risulta oggi soddisfatta.
«Difendere le specie, soprattutto quelle protette non è un optional, ma un obbligo giuridico e morale. Chiediamo con forza alle Regioni di fare un passo indietro, nel rispetto della legge e della tutela della natura», concludono le associazioni ribadendo la loro richiesta «al ministro dell’Ambiente di vigilare affinché le disposizioni della legge nazionale e della Direttiva europea siano rispettati».
In apertura photo by anish lakkapragada on Unsplash
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