Giornata mondiale
I rifugiati nel mondo sono 122,1 milioni: il 73% è ospitato nei Paesi a basso e medio reddito
Alla fine del 2024, il numero di persone sfollate con la forza ha raggiunto i 123,2 milioni, con un aumento del 6% rispetto al 2023. Sebbene il decennio abbia visto un quasi raddoppio degli sfollati, la seconda metà del 2024 ha mostrato un rallentamento, e si stima una leggera diminuzione all'inizio del 2025. Il Sudan è ora la nazione con la maggiore crisi di sfollati e rifugiati a livello mondiale, superando la Siria, l'Afghanistan e l'Ucraina
di Redazione

La Giornata Mondiale del Rifugiato è stata istituita dalle Nazioni Unite per onorare la forza, il coraggio e la determinazione di milioni di individui costretti a lasciare le proprie case a causa di guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani. Alla fine del 2024, si stimava che 123,2 milioni di persone in tutto il mondo fossero sfollate con la forza a causa di persecuzioni, conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani ed eventi che hanno gravemente turbato l’ordine pubblico. Ciò rappresenta un aumento di 7 milioni di persone, ovvero il 6%, rispetto alla fine del 2023. Mentre lo spostamento forzato è quasi raddoppiato a livello globale nell’ultimo decennio, il tasso di aumento ha subito un rallentamento nella seconda metà del 2024. Entro la fine di aprile 2025, l’Unhcr – nel rapporto annuale Global Trends – stima che il numero globale di persone sfollate con la forza sia probabilmente diminuito leggermente dell’1%, attestandosi a 122,1 milioni, la prima diminuzione in ben oltre un decennio.
I conflitti in Sudan, Myanmar e Ucraina continuano a essere i principali motori degli spostamenti, accentuati dall’incapacità della politica di porre fine alle ostilità. L’Unhcr, nella sua nota, sottolinea che: «I continui tagli agli aiuti umanitari rischiano di provocare ulteriori movimenti forzati, anche verso l’Europa e l’Italia. Il numero di persone costrette a fuggire a causa di guerre, violenze e persecuzioni in tutto il mondo è insostenibilmente alto, soprattutto a causa dell’evaporazione dei finanziamenti umanitari, con l’unico elemento positivo rappresentato dalla ripresa dei ritorni a casa, in particolare in Siria».
La guerra in Siria infatti ha generato una delle più grandi crisi di spostamento forzato al mondo. Alla fine del 2024, un quarto della popolazione era sfollata, inclusi 6,1 milioni di rifugiati e richiedenti asilo siriani e 7,4 milioni di sfollati interni (Idp). La caduta del governo di Assad l’8 dicembre ha riacceso la speranza di un ritorno, ma la situazione rimane instabile, con rischi persistenti di nuovi spostamenti. A metà maggio, si stima che oltre 500mila siriani siano rientrati in Siria dalla caduta del governo di Assad. Si stima inoltre che 1,2 milioni di sfollati interni siano tornati nelle loro aree di origine.
Filippo Grandi, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha dichiarato: «Viviamo in un periodo di intensa volatilità nelle relazioni internazionali, con la guerra moderna che crea un panorama fragile e straziante, segnato da un’acuta sofferenza umana. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per cercare la pace e trovare soluzioni durature per i rifugiati e le altre persone costrette a fuggire dalle loro case».
Alla fine del 2024, le persone sfollate all’interno del proprio Paese a causa di conflitti sono aumentate bruscamente a 73,5 milioni, mentre i rifugiati in fuga dai loro Paesi hanno raggiunto i 42,7 milioni. Il Sudan è ora la nazione con la maggiore crisi di sfollati e rifugiati a livello mondiale, superando la Siria, l’Afghanistan e l’Ucraina.
Contrariamente a una percezione diffusa, il 67% dei rifugiati rimane nei Paesi confinanti e il 73% è ospitato da nazioni a basso e medio reddito. Questi ultimi, pur rappresentando solo una piccola frazione della popolazione e del prodotto interno globale, accolgono una quota sproporzionata di rifugiati, come evidenziato in Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Sudan e Uganda. È importante notare che il 60% delle persone costrette a fuggire non lascia mai il proprio Paese.
Mentre il numero di sfollati è quasi raddoppiato nell’ultimo decennio, i fondi per l’assistenza umanitaria sono rimasti stagnanti ai livelli del 2015, aggravando la vulnerabilità di rifugiati e sfollati, e mettendo a rischio la protezione di donne, l’istruzione dei bambini e l’accesso a beni primari. Nonostante le sfide, il 2024 ha visto un ritorno a casa per 9,8 milioni di persone, di cui 1,6 milioni rifugiati (il dato più alto in oltre vent’anni) e 8,2 milioni sfollati interni. Tuttavia, molti di questi ritorni sono avvenuti in contesti di instabilità politica o di sicurezza, come nel caso degli afghani costretti a rientrare in condizioni disperate.
Alla fine del 2024, l’Italia contava circa 150mila beneficiari di protezione internazionale, 207mila richiedenti asilo, oltre 163mila cittadini ucraini con protezione temporanea e circa 3mila apolidi. L’Italia, in quanto uno dei principali Paesi donatori dell’Agenzia Onu per i Rifugiati, continua a sostenere l’Unhcr nelle emergenze umanitarie, nella protezione e nella promozione di iniziative di sviluppo. La collaborazione con l’Italia è particolarmente forte per la tutela dei gruppi più vulnerabili, lo sviluppo di canali legali di ingresso e l’integrazione dei rifugiati.
(AP Photo/Khalil Hamra) Associated Press/LaPresse
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