Sviluppo dei territori
Il festival del cinema di montagna più piccolo al mondo
Far rivivere le aree interne è una delle grandi sfide del presente. E se bastasse un film? È la scommessa (vinta) di Silvia Bongiovanni e Fabio Gianotti, ideatori del Nuovi Mondi Festival in Valle Stura, Piemonte. Da un documentario sugli ultimi abitanti di un minuscolo borgo alpino a un evento che ospita nomi internazionali e quasi mille film in concorso: «La cultura non va importata, va generata in un processo partecipato»

Quasi mille film in concorso da tutti e cinque i continenti, una selezione di pellicole, alcune in anteprima, da Niger, Pakistan, Mongolia, Bosnia, Russia, Messico, Stati Uniti, Iran, Bolivia, Slovenia e Canada. Attrici, alpinisti e campioni olimpici, convegni, ospiti internazionali e un campeggio sociale gestito dagli operatori della cooperativa Proposta 80 insieme a persone con disabilità cognitiva. Succede in una valle di frontiera come quella solcata dal fiume Stura, Piemonte nord occidentale, in un comune di un centinaio di abitanti. È il Nuovi Mondi Festival, il festival del cinema di montagna più piccolo al mondo, che ritorna con l’edizione numero 14 a Rittana, in provincia di Cuneo, dal 1° al 6 luglio.
Un mondo antico da cui guardare il presente
Oggi è citato accanto ai grandi eventi del settore, Trento, Cervino, Sestriere, e ha uno staff che ama definirsi «poderosa macchina organizzatrice». Ma nei primi anni Duemila era la scommessa di una giovane coppia poco più che ventenne. «Ho una casa di famiglia a Valloriate, 80 abitanti a 800 metri di altitudine, ci trascorrevo le estati da bambina con mia nonna», racconta Silvia Bongiovanni, direttrice artistica. «Me la sono dimenticata fino ai vent’anni, ci sono tornata con quello che sarebbe diventato mio marito, all’epoca laureando in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo. Di Valloriate non sapevamo niente, nemmeno che esistesse un paese più sotto».

Fabio Gianotti aveva appena comprato una videocamera. Insieme a Silvia, aveva fatto amicizia con una delle tre persone che ancora vivevano nella frazione Nova di Valloriate, uno di quei luoghi spopolati alla fine degli anni Cinquanta, un tempo abitato da più di cento persone. «Nell’era del “premi un bottone e tutto si muove ai tuoi ordini”, vicino a noi, nascosta e silente, sopravviveva una finestra sul mondo antico dove la vita seguiva il tempo della natura: gesti lenti, ma inesorabilmente consapevoli. A Fabio venne l’idea di farci un documentario».
Nani di pietra, giganti di carta esce nel 2006, 23 minuti per la regia di Gianotti e la sceneggiatura di Bongiovanni, con Luca Mercalli, Cesarino, Margherita e Venanzio Monaco. Vincerà diversi premi, il primo è il Musicfeel come migliore opera prima al Festival internazionale Cinemambiente del 2007. È una porta che si apre su un modo di intendere la cultura e il senso di comunità.
«È stato il cinema a scegliere quei piccoli borghi»
Il passo successivo è ancora una volta segnato da quella videocamera. «L’allora sindaco di Valloriate Mario Berardengo aveva scritto la sceneggiatura per un corto, voleva realizzarlo. Noi nel frattempo avevamo costituito un’associazione, Kosmoki. Ci siamo buttati». Questa volta però c’è un intero paese che si mobilita: i cittadini puliscono una frazione, chi diventa attore, chi fotografo, chi costumista. I ribelli del Tajarè viene finanziato dalla Regione Piemonte.

«È come se il cinema avesse scelto Valloriate. Una sera, il sindaco, che nel frattempo era cambiato, ci chiese di organizzare una rassegna di cinema sotto le stelle», ricorda Bongiovanni. «Inizia così la storia dei Nuovi Mondi, 100 euro di budget per 12 film. Alla prima proiezione, ore 16,30 di un venerdì d’estate, eravamo in tre: io, Fabio e il sindaco».
Cultura di servizio
Non si sono arresi. «Credevamo nella capacità della cultura di tenere unita una comunità. È una cultura di servizio, serve al territorio, ascolta i bisogni e cerca di darne risonanza, genera passioni, dà valore alle azioni intraprese, crea reti», spiega Gianotti.

La vera svolta arriva con gli ospiti. «Faticavamo a far arrivare il pubblico lassù, dovevamo dargli un buon motivo. Abbiamo scritto e riscritto a chiunque, a un certo punto riusciamo a intercettare Stefano De Benedetti, sciatore dell’estremo che ha compiuto discese che non sono ancora state ripetute, arrivano a Valloriate 500 persone. Quello è stato il momento in cui abbiamo iniziato ad alzare l’asticella». Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Emir Kusturica, Vito Mancuso, Umberto Galimberti negli anni hanno raggiunto, tra gli altri, la valle: «La sera di Guccini, in una festa aperta a tutto il paese, un signore anziano si avvicina e mi fa il complimento più bello di sempre: “Grazie perché avete pensato che fosse possibile”».
Il Cinecamper dove il cinema non c’è
C’è ancora un pezzetto di storia, questa volta a raccontarla è Gianotti. «Avevamo un camper del ’79 con cui facevamo le vacanze. Un giorno ho pensato che Nuovi Mondi è sinonimo di viaggio e allora perché non farlo viaggiare? Ho allestito un proiettore ed è diventato Cinecamper, per portare la magia del grande schermo dove il cinema dove non c’è, nei prati, in un bosco, nelle piazzette dei piccoli borghi di montagna». Funziona? «È incontro. Ricordo un pomeriggio a Casteldelfino in Valle Grana: noi montavamo e le nostre figlie pulivano i fagioli insieme alle signore del posto. Ogni volta è un’immersione dentro a una comunità».

Alla vigilia di una nuova edizione (il programma è qui), è cambiato tutto e non è cambiato niente. «Abbiamo sempre cercato di essere promotori di un nuovo sviluppo sul territorio, qui l’approccio non è importare cultura ma generarla in un processo partecipato».
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Le fotografie sono del Nuovi Mondi Festival
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