Comitato editoriale Lega del Filo d’Oro
Sordocecità: un italiano su sei pensa che comunicare sia impossibile
In occasione della Giornata Internazionale della Sordocecità ecco alcuni dati relativi alla percezione degli italiani. “Ma l’isolamento non è un destino”, dice il presidente della Lega del Filo d’Oro
di Redazione

Un italiano su sei pensa che la persona sordocieca dalla nascita non ha alcun modo di comunicare con il mondo esterno. Uno su cinque è erroneamente convinto che la sordocecità sia una disabilità rara, con pochissimi casi in Italia: le persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale, invece, sono oltre 360mila in Italia, lo 0,7% della popolazione. La conoscenza della sordocecità e della pluridisabilità psicosensoriale fra gli italiani è ancora imprecisa, ma è in aumento la sensibilità sul tema e cresce il numero di chi sceglie di sostenere gli Enti che si occupano di “assistenza alle persone con disabilità motorie, cognitive e sensoriali”. Sono alcune delle evidenze che emergono dalla ricerca condotta a giugno 2025 da AstraRicerche per la Lega del Filo d’Oro, su un campione di oltre mille italiani tra i 18 e i 75 anni.
In occasione della Giornata Internazionale della Sordocecità (27 giugno), la Fondazione Lega del Filo d’Oro – da 60 anni punto di riferimento in Italia per la sordocecità e la pluridisabilità psicosensoriale – ricorda come questa fascia numericamente non trascurabile della popolazionerischi ancora troppo spesso di essere invisibile e quindi di essere confinata nell’isolamento imposto dalla propria disabilità. Questo tipo di disabilità infatti impone oggettive barriere, che generano disuguaglianze anche nell’acceso alle attività quotidiane e più importanti. Tuttavia la presenza dei giusti supporti e sostegni, di operatori e professionisti con una competenza specifica, di volontari che rendono possibili tante occasioni di socializzazione, ecco che l’inclusione diventa una possibilità reale.
“Da 60 anni il lavoro della Lega del Filo d’Oro è animato dalla passione e, soprattutto, dal coraggio di vedere e ascoltare “oltre” ciò che è possibile, per dare voce ai bisogni delle persone sordocieche e delle loro famiglie, costruendo un futuro in cui ognuno possa autodeterminarsi e vivere una vita dignitosa e autonoma”, dichiara Rossano Bartoli, presidente della Fondazione Lega del Filo d’Oro. “Questa Giornata rappresenta un’occasione preziosa per fare il punto su quanto è stato fatto negli anni, ma soprattutto su quanto resta ancora da fare per garantire la piena inclusione di chi non vede e non sente, a partire dal pieno riconoscimento da parte delle Istituzioni della sordocecità come disabilità specifica. La Lega del Filo d’Oro crede fermamente che con il sostegno di tutti si possano superare le sfide attuali per creare una società più equa e accessibile, capace di riconoscere il potenziale delle persone sordocieche come una risorsa preziosa per l’intera collettività”.
Nel marzo dello scorso anno il Consiglio dei Ministri ha approvato un importantissimo disegno di legge (il cosiddetto semplificazioni-bis) volto a garantire il riconoscimento della sordocecità a tutte le persone che manifestano compromissioni totali o parziali combinate della vista e dell’udito, congenite o acquisite, a prescindere dall’età di insorgenza. Tale misura si inserisce nel più ampio disegno di riforma avviato con la Legge Delega per la Disabilità (Legge 22 dicembre 2021, n. 227), che accompagnerà l’aggiornamento della definizione di sordocecità a una semplificazione dei criteri e delle modalità di accertamento.
La nuova definizione di sordocecità – che si auspica possa essere approvata anche dal Parlamento – segna un cambio di passo fondamentale per le persone sordocieche. Avere una definizione che finalmente riconosca la sordocecità, indipendentemente dall’età, è di cruciale importanza per garantire pienamente il diritto alla salute e all’assistenza, nonché per promuovere una reale autodeterminazione. La sfida del pieno riconoscimento della sordocecità come disabilità specifica non deve, pertanto, esaurirsi in un – auspicato e necessario – miglioramento della presa in carico sanitaria e sociosanitaria, ma consiste nel tradurre le politiche di inclusione in diritti pienamente esigibili.
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