Cultura
LAfrica soccombe alle armi leggere
Nell'Africa sub-sahariana sono in circolazione 30 milioni di armi illegali, che distruggono vite e proprietà. Lo sostiene un attivista. Di Joyce Mulama per Inter Press Service News Agency
di Redazione
Ochieng Adala, direttore dell?Africa Peace Forum, che promuove politiche per la risoluzione pacifica dei conflitti nelle regioni del Corno d?Africa e dei Grandi Laghi, ha sollecitato i governi africani a tagliare i loro stanziamenti per la difesa, tentando di fermare la proliferazione delle armi.
?I governi dovrebbero urgentemente ridurre i loro finanziamenti per piccole armi, e assicurare trasparenza fornendo pubblicamente informazioni su produzione, possesso e distribuzione delle armi?, ha dichiarato Adala alla stampa di Nairobi, capitale del Kenya. ?L?Africa sub-sahariana è caratterizzata dalla guerra civile che determina una domanda imponente di armi?.
Adala, insieme a circa 160 attivisti da tutto il mondo, ha partecipato ad una conferenza a Nairobi sulla diffusione e l?abuso delle armi. Il meeting si proponeva anche di individuare modi per ridurre il traffico d?armi.
L?assemblea, dal titolo ?Azione per il controllo delle armi in un mondo sommerso dalle armi?, è stata organizzata dalla Campagna per il controllo delle armi, una coalizione internazionale che unisce istituzioni benefiche e gruppi per le emergenze, come Oxfam, Africa Peace Forum, Amnesty International, Saferworld, Rete internazionale di azione sulle armi leggere (IANSA, International Action Network on Small Arms), Fondazione Arias per la pace e il progresso umano.
Durante il meeting, uno dei partecipanti ha accusato il conflitto nella Repubblica democratica del Congo (RDC) di responsabilità nella proliferazione delle armi.
?Il Congo è ricco di risorse naturali come oro, diamanti e legname. I diversi gruppi hanno lottato per il controllo delle risorse, usando le armi leggere per mantenerne la gestione. In questo processo, molti innocenti sono morti?, ha detto all?IPS in un?intervista Nasibu Bilali, della Action Network on Small Arms and Light Weapons della RDC.
Bilali ha dichiarato che nella RDC circa 500.000 armi illegali erano nelle mani sbagliate. La sua organizzazione, insieme alla Commissione nazionale del Congo per il disarmo e la smobilitazione, sta sollecitando diversi gruppi di ribelli, miliziani e banditi a consegnare le armi.
?È difficile conoscere il numero di coloro che hanno deposto le armi; alcuni vengono e le consegnano alla MONUC (la missione Onu in Congo) e all?esercito nazionale?, ha dichiarato Bilali.
Il Congo, che non ha ratificato alcun protocollo per vigilare sulla diffusione illegale delle armi, è coinvolto nella guerra civile dal 1998. Il conflitto, caratterizzato da uccisioni, torture e stupri di civili, sia da parte delle forze governative che dei ribelli, ha visto più di tre milioni di persone uccise o morte a causa di fame o malattie provocate dalla guerra.
Per prevenire simili sciagure, gli attivisti chiedono un Trattato internazionale sul commercio delle armi che sia legalmente vincolante.
?Stiamo discutendo con i governi perché venga stabilito un Trattato internazionale sul commercio delle armi che vincoli il traffico internazionale. 15 governi hanno già emesso una dichiarazione di appoggio, e altri 15 si stanno interessando. Intendiamo discutere con loro per definire regole uguali per tutti?, ha dichiarato ai giornalisti Brian Woods, di Amnesty International.
?Parliamo di un insieme globale di norme - ha continuato - molto più di un debole accordo, in modo da convincere i governi che, riguardo alle armi, il mondo ha bisogno di un terreno equo; non deve esistere un paese che fornisce armi mentre un altro si rifiuta di farlo?.
Perché il trattato sia effettivo, esso dovrà riguardare ogni questione di diffusione delle armi. ?Dobbiamo occuparci di tutti i segmenti della catena di distribuzione e della richiesta di armi. Ridurre la domanda significa assicurare i diritti umani, garantire maggior sicurezza e protezione e, allo stesso tempo, intensificare i controlli sulla distribuzione, non soltanto per le fabbriche, ma anche su produttori, intermediari e mediatori?, ha aggiunto Woods.
Coloro che portano avanti la campagna vogliono che il trattato sia definito prima della prossima conferenza Onu sulle armi, che si terrà a New York nel 2006. Nell?incontro verranno verificati i progressi nella riduzione del flusso delle piccole armi.
Secondo la Campagna di controllo delle armi, ogni giorno, nel mondo, 1.300 persone vengono uccise da armi convenzionali, ed è necessaria un?azione governativa immediata.
?La sfida ai governi è urgente; devono collaborare per controllare e limitare il flusso e la proliferazione delle armi. I paesi esportatori non dovrebbero rifornire quegli stati nei quali esiste un pericolo reale che le armi vengano usate per violazioni dei diritti umani internazionali e delle leggi umanitarie?, riporta una recente relazione della Campagna per il controllo delle armi.
Il rapporto, intitolato ?Vite infrante: il motivo per un severo controllo internazionale delle armi?, afferma che i governi più potenti del mondo sono i più grandi fornitori e hanno la responsabilità di vigilare sul traffico globale.
I membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu – Francia, Russia, Cina, Gran Bretagna e Stati Uniti - rappresentano l?88 per cento dell?esportazione mondiale di armi convenzionali, prosegue il rapporto.
Precedenti accordi sul controllo della proliferazione di armi da fuoco illegali sono stati spesso violati. ?Dalla firma del Protocollo di Nairobi, nell?aprile 2004, più di cinque milioni di nuove armi sono entrate nel mercato mondiale, oltre ai circa 640 milioni già in circolazione?, ha detto Chirau Ali Mwakwere, ministro degli esteri del Kenia, all?apertura dell?ultima conferenza di Nairobi.
Gli esperti affermano che la diffusione incontrollata e l?abuso delle armi, sia da parte del governo che dei gruppi armati di ribelli, determineranno un aumento della povertà.
Nei paesi in via di sviluppo, vengono spesi ogni anno circa 22 miliardi di dollari in armi, una cifra sufficiente, secondo la Campagna per il controllo delle armi, per soddisfare l?Obiettivo di sviluppo del millennio (MDG) di porre fine alla povertà estrema entro il 2015. L?Onu stima inoltre che l?obiettivo di istruzione primaria universale richiederebbe 10 miliardi di dollari all?anno, e che 12 miliardi di dollari all?anno sarebbero necessari per la riduzione della mortalità infantile e materna.(
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