Medio Oriente

Palestinesi e israeliani in piazza insieme per la pace: un gesto “paradossale” che fa la storia

Dentro la Striscia di Gaza e nelle città israeliane le persone hanno manifestato stringendo tra le mani le immagini dei bambini israeliani uccisi durante l'attacco di Hamas e sotto i bombardamenti voluti dal Governo di Tel Aviv. «Anche la pietra più dura viene sbriciolata dalla speranza che nasce da un gesto d'amore paradossale di madri e padri che abbracciano il dolore gli uni degli altri», dice Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace. «Questo intreccio rende immediatamente il messaggio: ogni bambino è figlio dell’umanità, ogni bambino è figlio mio. Quindi chi uccide, sta uccidendo i propri figli, non i figli degli altri. Credo che l’immagine di questa manifestazione farà storia, è potentissima»

di Anna Spena

Ramaz aveva tre figli: sono stati uccisi dalle bombe che da 21 mesi non smettono di cadere sulla Striscia di Gaza. Nei giorni scorsi è sceso tra le macerie di quello che resta delle strade della Striscia. Tra le mani stringeva una fotografia: quella di uno dei bambini israeliani uuccisi durante la strage del 7 ottobre 2023 ad opera di Hamas. «Piangiamo», ha detto, «con ogni famiglia ebrea, cristiana o musulmana che ha perso un figlio in questa guerra. Il nostro dolore non ci acceca di fronte alle sofferenze altrui. Siamo contro l’uccisione di bambini, palestinesi o israeliani». La manifestazione è stata organizzata dalla Gaza Youth Committee, gli attivisti hanno lanciato la campagna “Vivere insieme, morire insieme” e chiede la fine della guerra e il rilascio degli ostaggi. Dall’altro lato della Striscia, ad Haifa, Tel Aviv, Gerusalemme e nel resto del paese anche gli attivisti del movimento Standing Together, che mobilita i cittadini ebrei e palestinesi di Israele, hanno riempito le strade, stringendo tra le mani le immagini con i volti dei bambini palestinesi morti, per gridare: «Rifiutiamo la guerra. Continueremo ad uscire ogni giorno, ogni ora, fino a quando questa guerra di vendette e annientamento non sarà finita. Continueremo a farlo fino a quando ogni ragazza e ogni ragazzo – israeliano e palestinese – potrà crescere qui in pace». Le persone sono migliori dei loro governi. «Anche la roccia più dura viene in qualche modo sbriciolata dalla speranza di un gesto d’amore paradossale di madri e padri che abbracciano il dolore gli uni degli altri», dice Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace, l’associazione aretina che si impegna per la riduzione dei conflitti nel mondo attraverso un originale metodo di confronto tra cittadini provenienti da aree del mondo segnate da guerra e violenza.

L’immagine degli attivisti gazawi che stringono tra le mani le foto dei bambini uccisi durante l’attentato del 7 ottobre è potentissima. Come è potente lo sforzo di israeliani e palestinesi che insieme chiedono la fine della guerra e dell’occupazione

Anche la roccia più dura, anche la pietra più dura, in qualche modo viene sbriciolata dalla speranza che nasce dal gesto d’amore paradossale di queste madri e di questi padri che abbracciano il dolore gli uni degli altri, che camminano gli uni accanto agli altri. È impensabile, direi inedito. Ma questo intreccio rende immediatamente un messaggio: ogni bambino è figlio dell’umanità, ogni bambino è figlio mio. Quindi chi uccide sta uccidendo i propri figli, non i figli degli altri. Credo che l’immagine di questa manifestazione farà storia, è potentissima.

Le manifestazioni in Israele

Non crede che il livello di distruzione di questa guerra abbia creato una spaccatura insanabile? Come facciamo ad avere speranza?

I grandi muri vengono sbriciolati un poco alla volta. La storia ci insegna che nelle tragedie più oscure l’umanità poi è sempre arrivata al punto del riscatto. Però è chiaro che la storia non è un avanzamento lineare, è piena di contraddizioni. È fatta di periodi di grande luce a cui seguono momenti bui. Però la storia avanza sempre, non sta ferma. E direi che questi gesti rendono più forte la consapevolezza del destino dell’umanità: che sarà o quello plasticamente e concretamente mostrato con i propri corpi, a tutto il mondo, da chi ha manifestato, oppure non ci sarà nessun futuro. Io ritengo che l’odio che si stia generando sia una cosa incredibile. Con i nostri amici israeliani e con i nostri amici palestinesi ci chiediamo ogni giorno quanti anni e quanti decenni ci vorranno per cancellarlo. Però contemporaneamente vediamo che la speranza non è finita e non è mai morta con nessuna guerra. Alla fine arriva un momento luminoso al quale l’umanità deve legarsi per avanzare nuovamente.

Tutti tendiamo ad assumere posizioni polarizzate sui conflitti. Cosa invece potremmo e dovremmo davvero fare per diventare un piccolo ingranaggio di quel meccanismo di costruzione della pace?

Questo è il cuore di quello che prova a fare Rondine. Davanti alle ferite sanguinosissime, davanti alle urla disperate della sopraffazione della violenza, dobbiamo rimanere in quello che è il nostro punto di vista. Ogni mattina nei vicoli di Rondine arriva il dolore degli uni e degli altri, dei palestinesi e degli israeliani, così come quello dei russi e degli ucraini. A volte il dolore arriva insieme da entrambe le parti. Ecco noi scegliamo di condividere questo dolore, scegliamo di restare insieme dentro questo dolore. E da questo matura la decisione di non prendere parti. Perché capiamo in maniera fisica che se prendiamo la parte degli uni o degli altri aumentiamo una ferita, creiamo altro dolore. È una posizione molto difficile, veniamo continuamente richiamati. Abbiamo scelto il silenzio che è l’opposto dell’indifferenza. Per noi significa essere equamente coinvolti nel dolore di tutti. Significa restare gli interlocutori e i ponti per il futuro dialogo che, prima o poi, dovrà iniziare.

Quanto poi?

Non siamo onnipotenti, e menomale. Perché solo un Dio infinitamente misericordioso può non provare il voltastomaco di fronte a questa umanità.

Nella foto di apertura gli attivisti del movimento Gaza Youth Committe stringono tra le mani le immagini dei bambini uccisi nell’attentato del 7 ottobre 2023

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