Ucraina
Kiev si sveglia sotto le bombe, a Roma si parla di ricostruzione
Al via a Roma la "Conferenza per la Ripresa dell'Ucraina" per discutere della ricostruzione del Paese. Ma nelle ultime settimane gli attacchi russi si sono intensificati. «Gli ucraini sono stanchi di tre anni di bombardamenti», racconta Piero Meda, rappresentante Paese dell'organizzazione umanitaria WeWorld. «Nessuno fa più programmi e ogni mattina bisogna svegliarsi, mandare messaggi ai parenti, ai vicini per sapere se sono vivi. Intanto le necessità aumentano e i tagli ai fondi della cooperazione aggravano la situazione. La pace è ancora lontana»
di Anna Spena

Al Centro Congressi La Nuvola di Roma è partita la “Conferenza per la Ripresa dell’Ucraina”, co-organizzata dai governi italiano e ucraino.
Sono circa 5mila i partecipanti, fra cui circa 100 delegazioni governative e 40 di Organizzazioni Internazionali, incluse le principali banche di sviluppo, 2mila aziende e rappresentati di autonomie locali e società civile. La premier Giorgia Meloni questa mattina ha accolto i capi di stato e di governo e ha tenuto un intervento in occasione dell’apertura dei lavori della sessione plenaria. In sala erano presenti, tra gli altri, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il ministro degli esteri Antonio Tajani. «La Russia», ha dichiarato la premier, «incrementa gli attacchi contro i civili, colpisce le infrastrutture indispensabili per la popolazione perché il disegno è lo stesso dall’inizio della guerra: tentare di piegare gli ucraini con il buio, con il freddo, con la fame, con la paura. La sfida che abbiamo di fronte richiede certamente il massimo sforzo da parte delle nazioni, dei governi, delle istituzioni multilaterali e finanziarie, ma è una partita che noi possiamo vincere solo se riusciremo a contare su una robusta mobilitazione dei capitali privati, sullo spirito imprenditoriale delle aziende, sulla loro capacità di attrarre investimenti. L’entusiasmo, il dinamismo che le nostre imprese hanno dimostrato, stanno dimostrando, il genio e la creatività che tutto il mondo riconosce loro, dicono che il sistema Italia può fare la differenza».
«Tutto ciò che ha distrutto la Russia può essere ricostruito. Questa coalizione ha bisogno di Paesi, di leader, di aziende tutte insieme per ricostruire la nostra società. Quello che serve è un piano di recupero e di resilienza chiaro. Un po’ come il piano Marshall, quando appunto ha trasformato e ha ricostruito l’Europa tempo fa», ha poi dichiarato Zelensky durante il suo intervento che ha seguito quello di Meloni.
Ma mentre a Roma si parla di ricostruzione, nella notte tra il 9 e il 10, luglio Kiev è stata colpita da un massiccio attacco russo che ha coinvolto droni e missili, inclusi missili balistici. Questo attacco è stato uno dei più pesanti dall’inizio della guerra. Due morti, almeno 22 i feriti. Sono stati riportati danni anche a infrastrutture mediche, educative, commerciali e di trasporto. Le forze russe hanno utilizzato una combinazione di droni e missili balistici e da crociera. Oggi un terzo della popolazione ucraina (12,7 milioni di persone) ha bisogno di assistenza umanitaria. Si stima che più di 6,9 milioni di ucraini rimangono sfollati all’interno del proprio paese e quasi 6,1 milioni siano rifugiati.
Tra i partecipanti alla “Conferenza per la Ripresa dell’Ucraina” anche l’organizzazione umanitaria WeWorld, che lavora nel Paese dall’inizio del conflitto. «Gli ucraini sono stanchi», dice Piero Meda, il rappresentante paese di WeWorld, arrivato a Roma ieri. «Stanchi di tre anni di bombardamenti, tre anni di attacchi, tre anni di legge marziale, tre anni di questa “nuova normalità”, come la chiamano loro. Hanno poca speranza nel futuro. Il trauma è così profondo che non riescono a pensare a cosa ci sarà domani, quindi vivono molto alla giornata. Nessuno fa più programmi perché c’è una stanchezza cronica e ogni mattina bisogna svegliarsi, mandare messaggi ai parenti, ai vicini per capire se stanno bene, se sono vivi». Nelle ultime settimane gli attacchi si sono intensificati: «Prima i russi usavano circa 500 droni ogni mese per attaccare tutto il Paese. Ora concentrano 500, 700 droni tutti verso un’unica città, verso un unico bersaglio», racconta Meda che tornerà a Kiev alla fine della conferenza.
«Sono tre anni che le necessità continuano a crescere. Il taglio dei fondi della cooperazione americana, ma anche quello di altri governi, ha impattato su moltissime iniziative. E anche se noi come WeWorld non siamo stati direttamente coinvolti, stiamo provando a riempire il vuoto lasciato da altri progetti che sono stati chiusi da un giorno all’altro». WeWorld oggi è presente negli Oblast di Kyiv, Kherson, Mykolayiv, Kharkiv e Donetsk, lavora a stretto contatto con partner locali e internazionali per garantire un approccio multisettoriale e integrato alla risposta umanitaria, con un focus sulla transizione dall’emergenza alla riabilitazione e al potenziamento delle comunità. «Le nostre principali attività», spiega Meda, «si concentrano sulla istribuzione di kit per l’igiene personale, soprattutto per donne e anziani in condizioni vulnerabili, e riabilitazione di infrastrutture idriche come cisterne, servizi igienici, sistemi di filtrazione dell’acqua e strutture idriche in centri medici e di riabilitazione; la riparazione di case e di riparazione di ospedali. A brevissimo inizieremo un progetto di “sminamento umano e umanitario”, per sensibilizzare la popolazione sui rischi delle mine e dei materiali inesplosi e con il supporto di un partner tecnico danese, faremo una mappatura dei terreni minati». E sulla ricostruzione: «Non diventi una questione di business, ma sia realmente una strada per rafforzare un paese e mettere in primo piano le persone. Ma sento che mentre si parla di ricostruzione siamo ancora lontani da un cessate il fuoco».
Foto di apertura: un soccorritore spegne l’incendio di una casa residenziale pesantemente danneggiata da un attacco russo a Kiev, in Ucraina, giovedì 10 luglio 2025. (AP/Evgeniy Maloletka/LaPresse)
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