Cultura
Uno sguardo in avanti
La responsabilità sociale e la cooperazione. Che prospettive si aprono ( di Costanza Fanelli).
di Redazione
L?ampliamento del dibattito sulla responsabilità sociale dell?impresa che, anche grazie alla iniziativa dell?Unione europea, si è registrato nel nostro Paese, ha avuto come conseguenza naturale quella di dare nuovo slancio e significato al tema della rendicontazione sociale che per anni sembrava interessare un numero limitato di imprese e il mondo di esperti, consulenti e certificatori.
Oggi a parlare, riflettere, prendere anche iniziative importanti sulla responsabilità sociale è una platea ampia di imprese ed enti economici, di istituzioni, nella loro diversa veste sia di operatori pubblici che di rappresentanti di interessi generali, di soggetti organizzati in varia forma espressione della società, coinvolti o coinvolgibili sia come promotori di propri bilanci sociali sia come stakeholders.
Strumento per dare conto
Anche il ricorso più frequente al termine di rendicontazione rispetto a quello più tradizionale di bilancio sociale testimonia questo spostamento di attenzione dalla ?forma? al ?senso? e all?uso di questa pratica non è più considerata semplicemente una modalità per comunicare qualcosa di aggiuntivo rispetto ai risultati economici ma uno strumento per ?dare conto? di qualcosa che interessa una gamma significativa di soggetti e un ambito di problemi che vanno oltre il piano dell?azione imprenditoriale in senso stretto.
Non a caso, per le sue rilevanti implicazioni il tema della responsabilità sociale delle imprese ha cominciato a interagire più direttamente con questioni generali come quelle dello sviluppo territoriale, del welfare, degli spazi di possibile intervento dei cittadini come utenti e consumatori, aprendo confronti anche serrati.
In questo nuovo contesto, il mondo della cooperazione Legacoop si è sentito direttamente coinvolto – non più solo attraverso alcune cooperative – a portare un proprio punto di vista su questioni generali della responsabilità sociale di impresa (sottolineando, ad esempio, il rapporto imprescindibile tra responsabilità sociale e rispetto delle regole o i pericoli di usi opportunistici, o ponendo l?attenzione ai problemi della partecipazione e della democrazia di impresa) ma anche a ricercare ed evidenziare le specificità con cui l?impresa cooperativa guarda a questo impegno e costruisce propri percorsi, contenuti, strumenti.
Una consapevolezza strategica
Un lavoro di ricognizione, di ricerca, anche comparativa rispetto alle altre imprese, di confronto all?interno e con esperti e interlocutori esterni che ha avuto l?effetto di evidenziare un patrimonio di esperienze già in essere da tempo (molte delle quali leggibili attraverso il sito di Legacoop) ma anche elementi di contenuto politico-valoriale e di comportamenti concreti per i quali si può parlare certamente di una specifica responsabilità cooperativa.
In questa direzione la struttura che associa le cooperative di servizi e le cooperative sociali di Legacoop, ha dato un suo ulteriore contributo teso non solo a verificare lo stato dell?arte su questo argomento di due importanti settori cooperativi caratterizzati da alcune finalità sociali particolari (la valorizzazione del lavoro associato, la promozione e l?integrazione sociale) ma a stimolare una maggiore consapevolezza su alcuni nodi e opzioni di tipo strategico che stanno dietro alla scelta di fare della rendicontazione sociale una cosa seria, stabile, credibile sul piano dei contenuti, utile proprio rispetto ai fini sociali e istituzionali di questo tipo di imprese.
Una particolare attenzione è stata posta sulla cooperazione sociale, un settore a cui per legge viene riconosciuta una speciale responsabilità sociale verso le persone e le comunità, molto vicina a quella di soggetti di natura pubblica.
Oggi sono sempre di più le cooperative sociali che hanno fatto o stanno facendo un proprio bilancio sociale ma si percepisce, anche per la prevalente dimensione di piccola e media di impresa, che occorre fare di più per aiutare e sostenere l?adozione più ampia di forme di rendicontazione sociale, sia in termini di trasferimento delle migliori pratiche e competenze che rinnovando le motivazioni, quelle legate alla dimensione interna della partecipazione dei soci e della loro consapevolezza sul valore delle cose che si fanno quotidianamente, quelle legate alla funzione esterna e alle relazioni conseguenti.
C?è una esigenza oggettiva e anche una aspettativa crescente nei confronti della cooperazione sociale perché, in relazione al ruolo assunto e agli spazi nuovi aperti dalla legge 328 nei sistemi territoriali di welfare, acquisisca e sviluppi forme sempre più adeguate di comunicazione tali da fornire a tutti gli interlocutori della comunità un quadro chiaro e una misurazione credibile delle utilità sociali prodotte sia nel caso di interventi nel campo dei servizi alle persone che dell?inserimento lavorativo delle persone svantaggiate.
E non si parla evidentemente solo di quantità (quanti servizi, quanti utenti, quanti soggetti svantaggiati inseriti) ma di elementi che aiutino a leggere e valorizzare i risultati ottenuti in relazione ai diversi obiettivi perseguiti.
Non siano buone eccezioni
Una materia complessa che rimanda all?importanza di competenze appropriate per costruire e gestire sistemi validi di misurazione e verifica in relazione al proprio patrimonio di informazioni sociali e economiche ma che apre un capitolo particolarmente importante per la credibilità della cooperazione sociale: i modi e le forme con cui ci si rapporta al problema della verifica di questo tipo di coerenze e il problema della relazione con quei soggetti che rappresentano o possono rappresentare non solo i bisogni ma anche quelle istanze che toccano principi di esercizio dei diritti.
Può e deve il processo di rendicontazione divenire un elemento che non interviene solo a posteriori ma aiuta a inserire questi temi nella programmazione e nell?azione delle cooperative sociali? Alcune cooperative hanno cominciato a sperimentare cose nuove sia costruendo percorsi che mettendo sempre di più in relazione impegni assunti, azioni intraprese, risultati effettivamente conseguiti.
Più diffusa è divenuta negli ultimi tempi la pratica di chiamare e coinvolgere direttamente i soggetti portatori di interessi sociali, civili, istituzionali nella verifica delle proprie azioni e coerenze. Si tratta sempre di più di fare uscire queste cose dal novero delle buone eccezioni.
*responsabile settore cooperazione sociale
Ancst/Legacoop
Il futuro? Un bilancio sociale per singoli servizi
Che cosa succede quando una grande realtà che già dal 1995 fa la rendicontazione si trova a dover ?raccontare? una situazione divenuta molto complessa? Maria Attis, socio fondatore, ne ragiona
«Ancora oggi i soci sono i principali destinatari del bilancio sociale, ma contiamo di arrivare presto all?elaborazione di un documento che coinvolga in modo esplicito anche altri stakeholder». Anna Attis è socio fondatore e direttore amministrativo della coop sociale di tipo A Valdocco di Torino, società costituita nel 1980 e che conta oggi 700 tra dipendenti e soci e gestisce comunità alloggio per portatori di handicap, Rsa e servizi territoriali oltre che nel capoluogo piemontese anche nelle province di Asti, Biella e Cuneo. «Il nostro primo bilancio sociale», ricorda, «risale al 1995 e fu realizzato per soddisfare un?esigenza interna di comunicare ai soci informazioni che non fossero solo di natura contabile».
Per la coop Valdocco la difficoltà principale è quella relativa alla descrizione dei servizi: «ne eroghiamo 137», sottolinea la Attis, «e la misurazione della loro qualità presenta molti aspetti critici perché ogni servizio ha propri parametri e può essere valutato solo nell?ambito territoriale in cui è servito e solo dai suoi utenti. Pensare di esporre nel bilancio sociale i dati sulla qualità per ogni singolo servizio appesantirebbe il documento rendendolo illeggibile».
E come affronterete questo problema? «Non sappiamo bene ancora come affrontarlo perché parlando di servizi non si può generalizzare. Si potrebbe pensare di fare un bilancio sociale per singoli servizi e concordare di volta in volta con gli stakeholder quali siano gli indicatori da utilizzare per poterli valutare singolarmente».
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