Censimento del non profit 2021

Solide, radicate nel territorio, in rete: ecco il profilo delle non profit che fanno innovazione sociale

Nelle fotografie di Istat del non profit italiano, la sezione dedicata all’innovazione sociale era una assoluta novità. Emilia Romagna, Toscana e Puglia le regioni con più realtà innovatrici. Sabrina Stoppiello (Istat): «Le istituzioni non profit innovatrici sono più solide, con più dipendenti e volontari e più capacità di fare rete. D'altronde l'innovazione sociale non si fa da soli»

di Ilaria Dioguardi

L’istituzione non profit che fa innovazione sociale «è un soggetto che è radicato sul territorio, ha una struttura abbastanza solida ed ha la capacità di costruire reti», dice Sabrina Stoppiello, responsabile rilevazione multiscopo del Censimento permanente delle istituzioni non profit – Istituto nazionale di statistica. La sezione dedicata all’innovazione sociale è introdotta per la prima volta nella ricerca. Da quest’istantanea dell’Istat emerge che le istituzioni non profit che hanno realizzato un progetto o un intervento di innovazione sociale sono 28.778 su 360.623, contano 188mila dipendenti (il 21% del totale) e 585mila volontari (il 12,7% del totale).

Stoppiello, partiamo dalla definizione che è stata data, nella vostra indagine, di “innovazione sociale”.

È la prima volta che rileviamo queste informazioni e i quesiti proposti nella sezione dedicata all’innovazione sociale del questionario hanno preso anche spunto dalle evidenze emerse nel progetto di ricerca “Il settore non profit come motore di sviluppo locale e innovazione sociale” realizzato nell’ambito dei progetti tematici Istat, con il coinvolgimento anche di esperti esterni. Tornando al concetto di innovazione sociale, è utile fare riferimento alla letteratura, dove si evince questa definizione: un nuovo prodotto, un nuovo servizio o un nuovo processo che soddisfa dei bisogni sociali in modo più efficace rispetto alle alternative esistenti, e che allo stesso tempo crea nuove relazioni e delle collaborazioni. Le istituzioni non profit che hanno risposto al questionario avevano come riferimento questa definizione. La sezione dedicata cerca di declinare gli elementi che abbiamo individuato nel concetto.

Le istituzioni non profit che hanno realizzato un progetto o un intervento di innovazione sociale sono 28.778 su 360.623, contano 188mila dipendenti (il 21% del totale) e 585mila volontari (il 12,7% del totale)

Quali sono questi elementi?

Abbiamo rilevato informazioni sugli obiettivi, sugli elementi innovativi, sui risultati del progetto o dell’intervento, e sul processo, anche in termini di relazioni costruite.

L’innovazione sociale riguarda l’8% delle istituzioni non profit. È una percentuale alta o bassa?

Non ci aspettavamo un dato molto più alto, anche perché è un segmento di unità che si approccia ad un ambito particolarmente innovativo.

Che conferme (o smentite) avete riscontrato dai dati raccolti?

Smentite nessuna, non avevamo delle categorie già definite a priori. La conferma può essere legata al fatto che si tratta di istituzioni che sono sicuramente più solide, soprattutto dal punto di vista organizzativo, in termini di risorse umane impiegate e di risorse economiche, anche rispetto ai settori di attività nei quali operano. Per fare innovazione sociale occorre avere una base solida e la capacità di costruire reti.

Lei parla di base solida però, tra le non profit che fanno innovazione sociale, vediamo tantissime realtà (21.306 su 28.778) che hanno zero dipendenti.

È vero che la maggior parte delle istituzioni non profit ha pochi dipendenti, però il dato deve essere letto rispetto alla composizione nazionale. Le stime prodotte rilevano che questa componente si differenzia dal resto del settore per una maggiore presenza di istituzioni con dipendenti. Se a livello nazionale le non profit con dipendenti sono il 14,7%, ecco che nelle istituzioni non profit innovatrici questa percentuale sale al 26%. Considerando quella che è la loro composizione interna, quindi, le non profit innovatrici si caratterizzano per avere dipendenti in una quota superiore al dato nazionale. Inoltre un ruolo importante lo ricoprono i volontari, infatti nelle istituzioni che fanno innovazione sociale si ha una quota superiore rispetto alla composizione nazionale. In sintesi, potremmo dire che l’organizzazione delle istituzioni non profit che fanno innovazione sociale è relativamente più complessa, più strutturata, più solida.

Se a livello nazionale le non profit con dipendenti sono il 14,7%, nelle istituzioni non profit innovatrici sono il 26%. Lo stesso per i volontari, presenti in quota superiore al dato nazionale

Sabrina Stoppiello, responsabile Censimento permanente delle istituzioni non profit Istat

Quali sono alcuni elementi interessanti da sottolineare?

Per quanto riguarda gli elementi innovativi, è interessante il dato relativo al 51,7% delle istituzioni non profit che hanno creato un progetto o un intervento di innovazione sociale che ha dato vita a nuove relazioni. Questo è anche uno degli elementi costitutivi dello stesso concetto di innovazione sociale: non si fa innovazione sociale da soli, ma in una rete. Ecco infatti che il 65,3% delle istituzioni non profit innovatrici ha realizzato il progetto in collaborazione con soggetti pubblici e privati e nel 78,6% dei casi queste istituzioni non profit sono state anche promotrici del progetto.

Un altro elemento è lo sviluppo di un nuovo servizio o di un nuovo prodotto, che riguarda il 49,5% delle istituzioni non profit che hanno realizzato un progetto di innovazione sociale. Colpisce anche il 19,8% delle istituzioni non profit che ha realizzato la rigenerazione e il riuso di un luogo, di un’area urbana per fini di interesse generale. I progetti spesso hanno degli effetti in contesti territoriali che sono di prossimità. E l’elemento di prossimità, la capacità di generare, di fare innovazione sociale nel territorio, di creare relazioni con altri soggetti, di lavorare insieme per generare innovazione sociale è un motore di sviluppo anche economico, nelle varie declinazioni.

In quali settori le istituzioni non profit fanno innovazione sociale?

Considerando il settore di attività nel quale operano, le istituzioni non profit innovatrici sono presenti in misura superiore al dato nazionale nello sviluppo economico e coesione sociale (14,1% a fronte della quota nazionale pari all’8%); nell’assistenza sociale e protezione civile (13,4%); nella filantropia e promozione del volontariato (12,4%) e nella cooperazione e solidarietà internazionale (12%).

Le istituzioni che hanno prodotto un nuovo servizio o un nuovo prodotto sono state 2.968 nel campo dell’assistenza sociale e della protezione civile (62,7% delle istituzioni non profit attive nel settore) e 862 nell’ambito sanitario (63,7%). Consideriamo sempre che il dato è stato rilevato durante la crisi sanitaria da Covid-19, precisamente con riferimento al 31 dicembre 2021, quindi coglie anche la risposta delle istituzioni non profit alle esigenze di quel periodo.

Le regioni con più istituzioni non profit che fanno innovazione sociale sono l’Emilia-Romagna, con una percentuale di realtà innovatrici che raggiunge il 10,2%, la Toscana con il 9% e, nel Sud, la regione più virtuosa è la Puglia con l’8,9%

Sabrina Stoppiello, responsabile Censimento permanente delle istituzioni non profit Istat

Quali sono le regioni con più istituzioni non profit che fanno innovazione sociale?

L’Emilia Romagna, con una percentuale di istituzioni non profit innovatrici che raggiunge il 10,2%, la Toscana, con il 9%. Nel Sud è la Puglia la regione più virtuosa, facendo registrare una percentuale dell’8,9%.

Nel presentare il Censimento permanente delle Istituzioni non profit, nel 2022, Gian Carlo Blangiardo, allora presidente Istat, scelse le parole “innovazione” e “sviluppo” per raccontare l’idea di fotografare l’essenza del Terzo settore, non solo i suoi dati. I risultati che ci ha snocciolato sembrano confermare questi aspetti delle non profit?

Il censimento ha permesso di fare una fotografia del settore non profit e di riconoscerne il ruolo come promotore di sviluppo economico, soprattutto locale. I dati relativi alla componente che genera innovazione sociale sono sicuramente molto interessanti perché ci permettono di evidenziare il ruolo nel contesto di riferimento e la loro capacità di fare innovazione in rete con gli altri soggetti del territorio. Attualmente è in corso la terza edizione della rilevazione multiscopo sulle Istituzioni non profit e sarà sul campo fino al 24 ottobre 2025. Rispetto ai censimenti tradizionali, che avevano una cadenza decennale, la rilevazione multiscopo, nell’ambito dei censimenti permanenti, ha una cadenza triennale. In questa edizione saranno rilevate nuovamente le informazioni sull’innovazione sociale e questo ci consentirà di cogliere la prima volta un dato di tendenza sul fenomeno e leggerne il cambiamento. Nel primo semestre del 2026 inizieremo già a diffondere i primi risultati.

Foto di Pixabay

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