5 per mille, ma per davvero
5 per mille, lo Stato onori il patto fiscale coi suoi cittadini
«Mantenere il tetto al 5 per mille significa generare un paradosso: di fronte al crescere della fiducia da parte dei contribuenti, lo stato eroga meno risorse. Mettendo in difficoltà enti e beneficiari». L'intervento del giornalista e presidente di Vidas a sostegno della campagna "5 per mille, ma per davvero" promossa da VITA e 65 fra le maggiori organizzazioni del Terzo settore

numeri, a volte, raccontano storie che possono anche minare la fiducia sociale, capitale invisibile ma essenziale per la tenuta di una democrazia. La storia del 5 per mille per l’anno 2024 è una di queste. Quest’anno si è celebrato un record assoluto: quasi 18 milioni di italiani hanno espresso una preferenza, coinvolgendo oltre 91mila enti beneficiari. Una testimonianza straordinaria della volontà dei cittadini di partecipare attivamente alla costruzione del bene comune.
Per Vidas, l’organizzazione che ho l’onore di presiedere, il sostegno dei cittadini è una costante che ci commuove e responsabilizza. Un percorso iniziato dall’istituzione del contributo, nel 2006, che ha garantito negli anni risorse di straordinaria rilevanza. Si pensi che già nel 2011 i cittadini che ci scelsero furono quasi 30mila e la raccolta sfiorò 1,3 milioni di euro. Eppure, proprio nell’anno dei record, a fronte di un numero di firme in crescita rispetto all’anno precedente (da 27.261 a 27.856), la nostra organizzazione riceverà un contributo inferiore di 122.500 euro.
Come è possibile? La spiegazione è figlia di una strategia poco lungimirante: esiste il tetto massimo di 525 milioni di euro, imposto dallo Stato all’intera misura del 5 per mille. Uno sbarramento anacronistico. Su queste pagine, viene giustamente definito paradosso perché la grande, e in aumento, adesione dei cittadini a uno strumento di rappresentanza e partecipazione democratica — valore da difendere perché sempre più raro nel nostro Paese — non trova reale corrispondenza in termini di destinazione e “riconoscimento” economico. Togliere o limitare fondi al Terzo settore vuol dire necessariamente rendere ancor più fragile il nostro sistema di welfare, nel senso più ampio del termine, ormai ampiamente supportato da enti e realtà che lavorano sul territorio rispondendo a bisogni ed emergenze sociali sempre più diffusi e urgenti.
Il 5 per mille è uno dei più riusciti strumenti di sussidiarietà fiscale, che permette al cittadino di diventare protagonista, indicando dove desidera che una parte delle sue imposte venga investita. Per organizzazioni come Vidas, che da oltre quarant’anni offre cure palliative gratuite, questo strumento non è elemosina, ma un pilastro di stabilità. Come scrivevamo già oltre quindici anni fa, il 5 per mille ci consente di “mantenere nel tempo un gettito stabile su cui poter contare per la gestione ordinaria dei progetti divenuti operativi”.
Quei 122.500 euro in meno per Vidas non sono una cifra astratta. Si traducono in giornate di assistenza che non potremo erogare, in famiglie che riceveranno meno supporto, in un progetto di dignità fino all’ultimo istante di vita che viene indebolito. In una contingenza storica drammatica per una vasta porzione di popolazione anziana e fragile: persone malate e rese più vulnerabili dalla solitudine e dalla mancanza di reti sociali e familiari. Un bisogno in crescita in una città come Milano. Restare loro accanto è uno dei mandati che Vidas si è data per il futuro prossimo, insieme al potenziamento della presa in carico della malattia inguaribile nell’età pediatrica. La nostra non è una storia isolata. Nella top 25 del 5 per mille 2024, un’organizzazione su due, pur avendo raccolto più firme, vedrà diminuire il proprio contributo. La situazione è insostenibile e la denuncia del Terzo settore è unanime. Lo Stato non può, da un lato, fare appello al ruolo insostituibile del privato sociale e, dall’altro, penalizzarlo proprio quando dimostra di saper meritare la fiducia dei cittadini. L’appello al Governo e al Parlamento è forte e chiaro. Non chiediamo privilegi, ma il rispetto della volontà popolare. È tempo di rimuovere il tetto o, quantomeno, di adeguarlo al valore delle scelte espresse. Farlo sarebbe un investimento sulla coesione sociale. Non è una richiesta di parte, ma un appello a tutela della fiducia, fondamento di ogni comunità.
Foto: ag. Sintesi
Questo contenuto è tratto dal numero di VITA magazine “5 per mille, ma per davvero” è stato eccezionalmente reso disponibile a tutti e tutte, se apprezzate il nostro impegno, se volete supportarci e sostenere la campagna, abbonatevi a VITA.
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